Conversazione di Mario Soldati ed il suo professore di calligragia

Dal 33 giri che accom­pa­gna­va la ven­di­ta del­la Let­te­ra 22 Olivetti

untitledBuo­na­se­ra Sol­da­ti pas­sa­vo di qua era aper­to mi sono per­mes­so di entrare.
-Buo­na­se­ra! Vedo dal suo salu­to che lei non mi riconosce.
-Mi scu­si.
-Eheh­he …le pare. È nor­ma­lis­si­mo che lei non mi rico­no­sca a distan­za di tan­ti anni…sono il suo vec­chio mae­stro. Ah si si! Lei è sta­to il mio mae­stro di pianoforte ?
-No no non ero mae­stro di pianoforte…
-Di can­to allora?
Nem­me­noEppu­re un po’ di ragio­ne ce l’ha, sono qua­si un musi­co.. ‑Sono il mae­stro Bor­to­li. Si ricor­da adesso?
-Ah si si !! Mi ricor­do. ‑Mae­stro di calligrafia.
-Ecco bra­vo ha indovinato.
-Gra­zie! ‑Ha fat­to bene a venir­mi a tro­va­re. Mi scu­si se non l’ho rico­no­sciu­to subi­to… ades­so ricor­do benis­si­mo. Però che cosa c’entra la musica?
-La cal­li­gra­fia caro Sol­da­ti deri­va dall’architettura e l’architettura dall’armonia.
-Ha ragio­ne ecco per­ché oggi non esi­ste più cal­li­gra­fia. Oggi archi­tet­tu­ra, armo­nia ‚musi­ca sono paro­le vaghe. Dall’inizio del­la pri­ma guer­ra mon­dia­le e cioè dal 1914 la civil­tà deca­de inesorabilmente.
-Sono mol­to più vec­chio di lei caro Sol­da­ti, ma mi per­met­to di dissentire.
-Come? Non è d’accordo con me?
-No! ‑È incre­di­bi­le!
‑Mi scu­si mae­stro la cal­li­gra­fia che cos’è?
Vuo­le una defi­ni­zio­ne ? Ecco­le quel­la del Tommaseo :
“La cal­li­gra­fia è l’arte di for­ma­re, scri­ven­do, i carat­te­ri con chia­rez­za e eleganza “.
-Va bene! E’evidente che lei non la inse­gna più.
-Uhh da più di die­ci anni! Ora­mai sono un pen­sio­na­to ma la mia mano non tre­ma sa? Non ci cre­de? Se vuo­le le fac­cio vedere?
-Cre­do cre­do credo…
-Mi met­ta alla prova!
- Scu­si allo­ra chia­mo la segre­ta­ria . “Signo­ri­na signorina..per favo­re por­ti qui del­la car­ta pro­to­col­lo ed una pen­na con pennino”.
-Subi­to dottore.
-Dice­vo che era evi­den­te che lei non inse­gna più’ per­ché senò non si osti­ne­reb­be a nega­re la deca­den­za del­la cal­li­gra­fia. Ma lo sa lei che oggi alle ele­men­ta­ri i bam­bi­ni scri­vo­no con la pen­na a sfe­ra? E la pen­na a sfe­ra non sol­tan­to impe­di­sce di tene­re la mano al dovu­to ango­lo di 45° col foglio, ma costrin­ge fisi­ca­men­te costrin­ge addi­rit­tu­ra a tener­la perpendicolare !
-Eh pur­trop­po un gior­no ebbi il dolo­re di sor­pren­de­re uno dei miei pro nipo­ti­ni men­tre usa­va uno di code­sti strumenti.
-Si ma il peg­gio è che il bam­bi­no e quin­di l’adolescente e quin­di l’uomo, non dedi­ca più nes­su­no stu­dio nes­su­na cura a for­ma­re scri­ven­do dei carat­te­ri con chia­rez­za e ele­gan­za. La base di que­sta chia­rez­za e di que­sta ele­gan­za è, lei lo sa meglio di me, è l uni­for­mi­tà per­ché una let­te­ra dell’alfabeto come si potreb­be rico­no­sce­re se non fos­se scrit­ta ogni vol­ta allo stes­so modo? E come si otter­reb­be un effet­to di ele­gan­za sen­za ripe­te­re le stes­se cur­ve e gli stes­si ango­li anche trac­cian­do let­te­re diver­se? Ha mai osser­va­to in mon­ta­gna di inver­no, le impron­te dei camo­sci con la neve fre­sca? Per­ché sono così ele­gan­ti? Per­ché sono uni­for­mi come un fre­gio, per­ché ripe­to­no sen­za fine lo stes­so moti­vo. Ma i nostri bam­bi­ni riem­pio­no i loro qua­der­ni a cas­sac­cio, scom­bic­che­ra­no il foglio sen­za ordi­ne e sen­za rego­la­ri­tà . “Cur­vis et erran­ti­bus lineis hac litu­ris” : con linee cur­ve ed erran­ti e con can­cel­la­tu­re, pro­prio così e la con­se­guen­za qual è ? Che ades­so obbli­ga­no me quan­do leg­go i loro com­pi­ti ad una fati­ca ingra­ta e sia una fati­ca ingra­ta e che in un futu­ro obbli­ghe­rà il pros­si­mo leg­ge­rà le loro let­te­re saran­no così fatal­men­te dei male­du­ca­ti degli incivili.
Lei mi ha cita­to la defi­ni­zio­ne del Tom­ma­seo benis­si­mo ‚ma qual è lo sco­po del­la cal­li­gra­fia? Uno solo: comu­ni­ca­re con i nostri simi­li facil­men­te, sen­za costrin­ger­li ad uno sfor­zo per capirci,ecco la chia­rez­za e anzi aiu­tan­do­li con una sen­sa­zio­ne visi­va­men­te gra­de­vo­le ‚ele­gan­za , per­ciò adot­ta­re nel­lo scri­ve­re le stes­se buo­ne rego­le che pre­sie­do­no alla con­vi­ven­za civi­le, con­trol­la­re le mani­fe­sta­zio­ni trop­po spon­ta­nee e trop­po libe­re del­la nostra indi­vi­dua­li­tà, in una sola paro­la “uni­for­mar­si”.
Per tut­te que­ste ragio­ni, caro mae­stro, la cal­li­gra­fia, cioè l’arte di for­ma­re carat­te­ri con chia­rez­za, con ele­gan­za e con uni­for­mi­tà è allo stes­so tem­po un mez­zo e una pro­va di civil­tà e per tut­te que­ste ragio­ni è impos­si­bi­le nega­re che vivia­mo in un’epoca di gra­ve decadenza.
-E Io le ripe­to che non sono d’accord!
-Pec­ca­to mae­stro! Oh…brava signo­ri­na!!! Ecco!!! Mae­stro car­ta pro­to­col­lo spe­ro che il pen­ni­no vada bene.
‑Mi dispia­ce signo­ri­na che lei si sia distur­ba­ta, non ho biso­gno di nul­la. Tro­va­re un buon pen­ni­no oggi è così dif­fi­ci­le…   lei avrei evi­ta­to que­sto fasti­dio ma il Dot­tor Sol­da­ti qui che pre­di­ca tan­to poi non lascia mai par­la­re gli altri…ehehe… anche da pic­co­lo era così.
Comun­que alle mie lezio­ni non par­la­va, non era neces­sa­rio, era­no lezio­ni silen­zio­se : can­ta­va­no i pen­ni­ni sul­la car­ta. No no no!!! Gra­zie signo­ri­na il pen­ni­no non mi ser­ve. Io non ado­pe­ro più la pen­na, vedo qui una mac­chi­na per scri­ve­re, mi basta.

-Una mac­chi­na per scrivere?
Si ecco! Le farò vede­re ades­so che la mia mano ‚che le mie mani, non tre­ma­no per­ché scri­vo con tut­te e due oh!! Mica con un dito solo?! E le farò vede­re che non vivia­mo affat­to in un’epoca di deca­den­za per­ché tut­te quel­le bel­le cose che lei ha det­to del­la cal­li­gra­fia chia­rez­za, ele­gan­za, uni­for­mi­tà, mez­zo e pro­va di civil­tà sono anco­ra tut­te vere basta, rife­rir­le alla mac­chi­na da scri­ve­re. La cal­li­gra­fia del mon­do moder­no è da-tti-lo-gra-fia.
Nes­su­na deca­den­za dun­que anzi, un pro­gres­so enor­me per l’enorme mag­gio­ran­za dell’umanità. Vuol vede­re come scri­vo? Ho impa­ra­to a sessant’anni il pri­mo gior­no che sono anda­to in pen­sio­ne. Det­ti det­ti pure..

-Vuo­le che det­ti io?
-Si capi­sce toc­ca a lei adesso!
-E allo­ra le det­te­rò lo stes­so testo che lei mi die­de all’esame di secon­do ginnasio!
-Oho­hoh bel­la! E come fa a ricordarlo?
-Per­ché mia madre lo ha mes­so in cor­ni­ce, quan­do vado a tro­var­la lo vedo alla pare­te del salot­to. Pos­so dettare?
-Si si!
-Bel­la Ita­lia ama­te spon­de pur ritor­no a rive­der tre­ma in pet­to e si con­fon­de l’alma oppres­sa dal piacer.-Vediamo…
-Pos­so tenerlo?
-Si figu­ri.. ‑Ma per­ché vuo­le tenerlo?
‑Chia­rez­za, ele­gan­za, uni­for­mi­tà alla pare­te del salot­to di mia madre dove innan­zi tro­ve­rò in cor­ni­ce anche questo.

La cal­li­gra­fia nel mon­do moder­no è dat­ti­lo­gra­fia pun­to   qual è vir­go­la dun­que vir­go­la lo sco­po del­la dat­ti­lo­gra­fia pun­to inter­ro­ga­ti­voqual è lo sco­po del­la chia­rez­za e del­la ele­gan­za nel for­ma­re i carat­te­ri di scrit­tu­ra pun­to inter­ro­ga­ti­vouno solo due pun­ti comu­ni­ca­re con i nostri simi­li facil­men­te vir­go­la sen­za costrin­ger­li ad uno sfor­zo per capir­ci vir­go­la chia­rez­za pun­to e vir­go­la e anzi aiu­tan­do­li con una sen­sa­zio­ne visi­va­men­te gra­de­vo­le vir­go­la ele­gan­za pun­to per­ciò adot­ta­re vir­go­la nel­lo scri­ve­re vir­go­la le stes­se buo­ne rego­le che gene­ral­men­te pre­sie­do­no alla con­vi­ven­za civi­le due pun­ti esse­re gar­ba­ti vir­go­la discre­ti vir­go­la mode­sti vir­go­la di umo­re uni­for­me e paca­to vir­go­la di appa­ren­za e di manie­re più pia­ce­vo­li vir­go­la e meno mole­ste pos­si­bi­le vir­go­la ma soprat­tut­to con­trol­la­re le mani­fe­sta­zio­ni trop­po spon­ta­nee e trop­po libe­re del­la nostra indi­vi­dua­li­tà pun­to e vir­go­la smor­zar­le vir­go­la trat­te­ner­le due pun­ti così che non offen­da­no gli altri vir­go­la i qua­li sono tut­ti uomi­ni come noi vir­go­la e cia­scu­no di essi vir­go­la come cia­scu­no di noi vir­go­la ha il pro­prio orgo­glio e la pro­pria liber­tà pun­to in una sola paro­la vir­go­la che vale per la scrit­tu­ra a mac­chi­na come per tut­to il resto due pun­ti uni­for­mar­si punto”.