Elea un contributo reale alla crescita del paese

(elea9003…) La cono­scen­za sicu­ra, istan­ta­nea e pra­ti­ca­men­te illi­mi­ta­ta dei dati, l’immediata ela­bo­ra­zio­ne degli stes­si, la veri­fi­ca del­le più varie e com­ples­se ipo­te­si, con­sen­to­no oggi di rag­giun­ge­re obiet­ti­vi teo­ri­ci e pra­ti­ci che fino a ieri sareb­be sta­to assur­do pro­por­si, e di diri­ge­re e reg­ge­re con visio­ne net­ta le atti­vi­tà più diverse.
In que­sto sen­so la crea­zio­ne del cal­co­la­to­re Elea, e la sua pro­du­zio­ne rea­liz­za­ta indu­strial­men­te dal­la nostra Società
nel­la sezio­ne di Bor­go­lom­bar­do, alla peri­fe­ria di que­sta metro­po­li, ci sem­bra pos­sa­no reca­re un con­tri­bu­to rea­le non
sol­tan­to allo svi­lup­po del pae­se, ma al suo imman­ca­bi­le pro­gres­so socia­le e uma­no. Per que­sto ho osa­to affer­ma­re in prin­ci­pio che la data odier­na si rive­ste di un par­ti­co­la­re signi­fi­ca­to. Con la rea­liz­za­zio­ne dell’Elea, la nostra Socie­tà non esten­de sem­pli­ce­men­te la sua tra­di­zio­na­le pro­du­zio­ne a un nuo­vo set­to­re di vastis­si­me pos­si­bi­li­tà, ma toc­ca una meta in cui diret­ta­men­te si inve­ra quel­lo che pen­so sia l’inalienabile, più alto fine che un’industria deve por­si di ope­ra­re, cioè, non sol­tan­to per l’affermazione dle pro­prio nome e del pro­prio lavo­ro, ma per il pro­gres­so comu­ne — eco­no­mi­co, socia­le, eti­co — del­la inte­ra col­let­ti­vi­tà. E’ qua­si natu­ra­le con­se­guen­za di tale con­vin­ci­men­to la deci­sio­ne di por­re que­sto pri­mo cen­tro di cal­co­lo elet­tro­ni­co a com­ple­ta dispo­si­zio­ne degli isti­tu­ti uni­ver­si­ta­ri che vor­ran­no ser­vir­se­ne ai fini di ricer­ca e spe­ri­men­ta­zio­ne. Ed è con par­ti­co­la­re pia­ce­re che pos­sia­mo annun­cia­re che già il Poli­tec­ni­co di Mila­no ha ade­ri­to all’invito. La solen­ni­tà del­la gior­na­ta odier­na coro­na lo sfor­zo di quan­ti nei nostri uffi­ci, stu­di e nel­le nostre offi­ci­ne han­no con­tri­bui­to, in un cli­ma di intel­li­gen­te e con­cor­de ope­ro­si­tà, alla rea­liz­za­zio­ne di que­sta mac­chi­na: una mac­chi­na sep­pu­re tan­to diver­sa dal­le altre che la nostra indu­stria ha pro­dot­to nel­la sua semi­se­co­la­re esi­sten­za, è come quel­le crea­te dall’uomo per ser­vi­re l’uomo, per libe­rar­lo, col frut­to del­la sua stes­sa fati­ca, dall’antica fati­ca di alcu­ne più dure e iner­ti pro­ve, per dar­gli altro can­to d’affermare la sua voca­zio­ne di costrut­to­re: per susci­ta­re infi­ne — con stru­men­ti e obiet­ti­vi nuo­vi — nuo­ve, più degne e sug­ge­sti­ve pos­si­bi­li­tà di lavo­ro. Dob­bia­mo ora pro­se­gui­re su que­sto cam­mi­no, non age­vo­le — cer­to — ma che si illu­mi­na in una pro­spet­ti­va gran­dio­sa, impe­gnan­do­ci su un più vasto fron­te mora­le e mate­ria­le, in una più vasta inte­gra­li­tà di moti­va­zio­ne e di intenti. (…)
Trat­to dal discor­so di Adria­no Oli­vet­ti pro­nun­cia­to l’8 novem­bre 1959 in occa­sio­ne del­la pre­sen­ta­zio­ne del­l’E­lea 9003