Il museo Olivetti di Caserta possiede due macchine stenografiche una moderna offerta dall’Industria Semar di Castelfidardo che ha realizzato il prodotto negli anni novanta, collegabile ad un personale computer ed una offerta dal Sentao della Repubblica Grazie al Capo dell’ufficio spenografia dott. Massimo Martinelli. Trattasi di “La Michela”, una macchina concepita come fonostenografica e che, ancora oggi, è utilizzata dallo stesso Senato della Repubblica.
Volendo fare un breve carrellata sulla storia della Stenografia ed in particolare a partire dall’Ottocento, la fonografia manuale di Antonio Michela Zucco correla la fonetica agli altri sistemi in adozione, in particolare il sistema di stenografia manuale Cima (usato presso l’ARS per la resocontazione delle sedute).
Tra il Sette e l’Ottocento i secoli delle stenografie ci sono stati oltre duecento sistemi stenografici nella sola Inghilterra con varianti più o meno apprezzabili rispetto alla linea geometrica… Poi l’avvento dei sistemi corsivi, con i loro virtuosismi grafici (tra questi, , il sistema Cima, a tendenza corsiva) con maggiori propensioni a seguire le alte velocità dell’eloquio. Infatti i sistemi corsivi sono maggiormente aderenti a un tracciato agevole e tanto più razionale, nel loro evolversi, se rispondenti al principio fonetico, rispecchiano le caratteristiche linguistiche della parola.
Il metodo Michela di stenografia meccanica è stato ideato nel 1862 (e brevettato nel 1878) dal prof. Antonio Michela Zucco ed è attualmente utilizzato, nella sua versione computerizzata, presso il Senato della Repubblica ed anche presso il Consiglio regionale del Piemonte, per la redazione dei resoconti stenografici.
Esso si basa sull’utilizzo di un’apposita tastiera formata da 20 tasti, simili a quelli di un pianoforte. Ad ogni tasto è associato un segno grafico ed un preciso valore fonico. I tasti possono essere utilizzati singolarmente o mediante combinazione tra loro, dando luogo appunto ad altri segni grafici.
Di professione insegnante, Antonio Michela Zucco inventò la macchina fonostenografica dopo aver fatto studi ed esperimenti sulla scrittura fonetica, allo scopo di pervenire . Il sistema consiste nella diversa combinazione di soli sei comunissimi segni con i quali si ottengono le sillabe dell’alfabeto. Un’invenzione geniale che consente tuttora di ottenere alte velocità di registrazione. In Italia venne usata per la prima volta nel corso della seduta del consiglio municipale di Torino svoltasi il 20 gennaio 1879. La macchina fu adottata anche in Francia.
Il sistema Cima, definito di “semplicità francescana”, è stato ideato da Giovanni Vincenzo Cima, di Verzuolo (CN), un sistema poi ufficialmente riconosciuto dallo Stato italiano e ammesso al pubblico insegnamento fino agli anni Novanta del secolo scorso (insieme agli altri, Gabelsberger-Noe, Meschini e Stenital Mosciaro). Il sistema Cima è definito a tendenza corsiva, ma ha tra i suoi segni anche caratteri “geometrici” (linee e punti) ed è quello che viene considerato con maggiori caratteristiche fonetiche, possedendo inoltre segni grafici corrispondenti a una razionale riduzione dei comuni caratteri I segni speciali e le abbreviazioni proprie del sistema, ne fanno ancor oggi una «scrittura in codice» per la quale si avverte la nostalgia di una scuola che, nell’insegnarlo, proietti nuovi professionisti tra i giovani della resocontazione.