di CESARE MUSATTI
Un celebre psicoanalista mette sul Lettino l’ultimo operaio meccanico creato dall’industria: Sigma.
In comune con l’operaio vero ha solo due cose:
possiede due braccia ed è “stupido”:. . Che significa?
Sono andato alla Olivetti, nello stabilimento di Scarmagno , per fare conoscenza con Sigma. Sigma è un robot.
Non ha tuttavia l’aspetto con cui i robot presentati nei film di fantascienza.
Non col passo pesante come la statua del Commendatore del “Don Giovanni”. Anzi non cammina affatto.
Si direbbe che è paralizzato negli arti inferiori. Forse è trasportato in carrozzella, ma io non l’ho veduto spostarsi. Neppure è visibile la testa, perché è depositata in un grosso armadio accanto. Pur ‘così relegata fuori vista, funziona alla perfezione, ed è essa che dà personalità a Sigma.
L’ingegnere costruttore dice che Sigma è stupido. Ma si sa come sono i giudizi dei padri sui figli: o esageratamente laudativi («Non lo dico perché è figlio mio, ma bravi così ce ne son pochi») o denigratori. In tal caso, può trattarsi di effettiva aggressività paterna da complesso di «Crono (Non si metterà mica in mente, il marmocchio, di voler essere come me!»), oppure di un orgoglio mascherato di raffinata furberia, per sentirsi rispondere:
«Ma no! A me pare bravissimo. E’ un giovanotto veramente simpatico, e sopratutto intelligente. Come suo padre! ».
Perché dunque l’ingegnere abbia detto che Sigma è stupido, non saprei; dato altresì che non faceva a meno di sottolineare tutte le qualità positive di Sigma. Diceva ad esempio: « Ce ne sono molti. di simili. Ma Sigma ha una particolarità che lo distingue. E’ sensibile ».
Come se avesse parlato non d’un robot,’ ma di una donna: è di una sensibilità squisita! Ma poi l’ingegnere spiegava la cosa in termini cibernetici: sensibilità’ nel ‚senso che in ‘Sigma non vi sono solamente impulsi per vie efferenti, che, provenendo dalla testa nell’armadio facciano eseguire le varie operazioni, ma anche impulsi per vie afferenti : sensibile dunque in quanto munito di sensorio. La realtà su cui Sigma opera è infatti esplorata da lui. Le informazioni trasmesse sono registrate insieme, alle operazioni eseguite. Sigma ricorda dunque tutto e, mentre lavora, scrive anche la propria autobiografia, comprensiva delle impressioni tratte dalle cose. Contemporaneamente quelle informazioni, sono di volta in volta utilizzate per le decisioni da prendere e le azioni da compiere. Se qualche cosa non va, Sigma annulla ciò che stava facendo, e riparte da capo.
Ma che cosa fa propriamente Sigma?
Fa il lavoro di un operaio », risponde l’ingegnere. Dovevo ovviamente aspettarmi questa risposta. Ma essa, collegata alla precedente affermazione sulla stupidità, diventa perturbante. E’ come dire che il lavoro operaio è stupido. E qui non sapevo bene se avvertire un tono offensivo, quasi Sigma fosse stato assunto a rappresentante dell’intera classe operaia, o se cogliere invece nel pensiero dell’ingegnere una volontà di liberare l’operaio dai lavori sciocchi per assegnarli a mezzi soltanto meccanici.
Comunque la situazione dà adito ad una riflessione. Se uno stupido robot può sostituire un operaio vero, vuol dire che la organizzazione industriale utilizza soltanto una minima parte delle possibilità umane. E c’è quindi in tale organizzazione un enorme spreco di capacità e di energie.
L’ingegnere non usa il termine robot. O dice Sigma, o dice la macchina. Perché Sigma è anche una macchina, che viene fabbricata proprio qui.Quante ne avete fatte?
« Quattordici. Le prime le abbiamo usate noi stessi per i nostri lavori in stabilimento. Ora però iniziamo la produzione in serie.
Ci vengono richieste anche dall’estero, e le esportiamo. Un piccolo contributo al miglioramento della bilancia commerciale».
Il costo? No. Dopo che è stato affermato che Sigma fa il lavoro di un operaio, non voglio più sapere quanto costa. Mi sembrerebbe di essere al mercato degli schiavi. Certo gli economisti hanno da tempo calcolato, in base al monte salari e ai dati demografici, quanto viene a costare la “fabbricazione” di un nuovo operaio; ma queste sono determinazioni del tutto astratte, che non danno fastidio. Mentre stabilire il costo dell’operaio-macchina, e far paragoni con l’operaio-uomo, ha la stessa concretezza delle tariffe delle assicurazioni contro gli infortuni: un occhio tanto, un braccio tanto, la vita tanto.
Sigma è una macchina che produce altre macchine. Anche questo in definitiva è perturbante.
Ricorda i discorsi sulla origine della vita nell’universo.
Una molecola che diventa capace di generare un’altra molecola simile trasmettendo essa tutti i propri caratteri. La macchina che fabbrica altre macchine, le quali magari sono la sua stessa copia. Ma è il principio della proliferazione!
Bisognava aspettarselo; e in definitiva poi è soltanto la prosecuzione, in termini più , raffinati, di quella che è sempre stata la legge di sviluppo della tecnologia. Dall’età della pietra. Da quando una pietra, dalla forma adatta per impiegarla da utensile è stata usata in modo analogo per sagomare altre pietre.
Macchine per sagomare metalli, al fine di ricavarne parti di nuove macchine, ne conoscevo già naturalmente: sono le macchine a programmazione numerica. Ma Sigma fa lavori differenti: lavori di montaggio. L’ingegnere spiega: .« Neppur questa è una novità; macchine che eseguiscono lavori di montaggio ce ne , sono da tempo. Ma in passato ciascuna di queste macchine veniva costruita per una singola operazione specifica, ed era quindi legata ad un, dato prodotto.
Se il prodotto mutava era da buttar via: qui invece si possono variare a volontà le operazioni di montaggio da affidare al Sigma. Basta, ovviamente. insegnargli ogni volta il lavoro nuovo .
Sembrerebbe risolto un grave problema, sempre incombente, nella gestione del personale operaio: il problema dello spostamento di mansione.
Qualche anno fa si è discusso alla Olivetti con i gestori del personale il problema del limite di età, oltre il quale diventa difficile il cambio di mansione. Si è concluso per i 35 anni. Dopo 35 anni dunque il gioco è fatto: l’uomo non è più in grado di cambiar mestiere.
Non so se Sigma resterà in vita più dì trentacinque anni. Sono anzi certo del contrario. Molto prima, di fronte a nuovi , lavoratori meccanici con assai più vaste possibilità, Sigma apparirà un’anticaglia. Intanto però il fatto che possa cambiare tipo di lavoro con tanta facilità gli fa guadagnare moltinpunti sul lavoratore uomo.
Ed io guardo SIGMA che lavora con una certa ammirazione.
Ecco: gli strumenti che eseguono sono due bracci, mobili secondo tre assi cartesiani ortogonali; possono raggiungere ogni punto dello spazio antistante, in un ambito abbastanza vasto. Davanti a sé c’è un piano di lavoro.
Toglie da un contenitore una piastra, la colloca sul suo piano di lavoro, va quindi a cercare in altri contenitori, con le due braccia che si muovono ciascuno per proprio conto, piccoli elementi che debbono essere fissati sulla piastra; trasporta, colloca e fissa al posto giusto ogni singolo elemento, secondo un prefissato schema.
Quando la pia1stra è completata, la toglie dal piano di lavoro e la mette via con le altre già pronte. Ma se nel corso di queste operazioni incappa in un elemento difettoso, prima di proseguire lo scarta deponendolo in un contenitore di rifiuti. Avevo visto fare da operai questo stesso montaggio di piastre per calcolatori con circuito elettronico. L’esecuzione era identica, solo ora è più rapida e più scorrevole per i movimenti indipendenti delle due braccia.
Circa tale indipendenza l’ingegnere spiega che ogni braccio prima di muoversi si informa se i movimenti che sta per fare sono compatibili con posizioni assunte dall’altro braccio. In caso negativo attende che gli si dia via libera. Le braccia fanno lo stesso tipo di lavoro in modo complementare, ma la coordinazione dei movimenti produce l’impressione di una assoluta scioltezza.
Questo è uno dei tanti lavori possibili. Osservandolo, ho avuto l’impulso a chiedere: «Perché Sigma ha due braccia? ».
- L’ingegnere risponde che vi è un motivo economico. Con due braccia il lavoro eseguito è circa il doppio di quello che farebbe un braccio singolo, mentre il costo della macchina aumenta assai meno. Se con un braccio fosse cento, con due diventa centoventi.
- Ma perché non ne fate tre? », sono stato indotto a chiedere. « Se fossero più di due, sarebbe difficile assicurare loro l’armonica autonomia operativa. Si intralcerebbero a vicenda e ci sarebbe molta confusione ».
Salutai il padre ingegnere e venni via con l’impressione che le ultime mie domande fossero state molto ingenue.
Due braccia? Ma anche l’operaio ne ha due. Se la macchina deve simulare l’operaio era ben logico che gli facessero due braccia: non di meno, né di più. Allora però il discorso dell’ingegnere sui costi risultava fuori posto … A meno che: anziché riferirsi a Sigma, come simulatore dell’operaio, la domanda sul numero delle braccia, non debba essere , spostata da Sigma agli stessi esseri umani.
Perché abbiamo due braccia? Perché gli uomini con un braccio solo verrebbero a costare relativamente di più.
E allora perché il Signore non ci ha dato più di due bracca? Perché si farebbe confusione.
Ma i polipi? Appunto: i polipi non combinano un bel nulla; e fanno confusione.
CESARE MUSATTI