Capelli lunghi, vestiario un po’ trasandato, il giovanotto teneva ben stretto sulla ginocchia la cartella in pelle che conteneva il progetto del sistema operativo informatico Ms-Dos che aveva sviluppato nel garages di casa insieme all’amico e compagno di studi universitari Paul Allen. Nella succursale di Cupertino con la quale aveva intrattenuto alcuni preliminari contatti, gli avevano probabilmente detto che sarebbe stato meglio venire a Ivrea per illustrare il progetto informatico direttamente al Responsabile dei programmatori dell’azienda eporediese.
E fu così che Bill Gates III, divenuto più tardi fondatore della Microsoft, alla fine degli anni Settanta, decise di racimolare i dollari occorrenti per venire in Canavese. Il giovanotto era nervoso e guardava di continuo l’orologio: il tempo passava ma di Osnaghi neanche l’ombra. Chi passava nel corridoio guardava Bill con curiosità. E in effetti il giovane pareva tutto meno che un geniale programmatore. Finalmente fu fatto accomodare nell’ufficio di Alessandro Osnaghi. Bill Gates, superato il primo momento di timidezza iniziò a illustrare al Gran Capo dei programmatori Olivetti il suo sistema basico.
Si racconta che Osnaghi lo abbia lasciato parlare che poi si sia alzato, che abbia teso la mano al giovane e lo abbia congedato dicendogli che i programmatori dell’Olivetti erano decisamente più bravi. Facile immaginate la delusione di Bill Gates. Era venuto dalla lontana Florida a Ivrea convinto di avere già in tasca il contratto di fornitura di quello che riteneva fosse un rivoluzionario sistema operativo e invece venne liquidato come l’autore di un linguaggio basico più che superato. Il resto è storia nota.
Dopo lo “schiaffo morale” ricevuto dall’Olivetti di Ivrea, i ragazzi di Bill Gates si rivolsero all’Ibm e svilupparono in seguito il sistema operativo Windows. Fu allora che Bill collaborò, diversi anni più tardi con l’Olivetti di Cupertino. E fu alla fine degli anni Novanta che Alessandro Osnaghi, passato nel frattempo al ruolo di boiardo nell’amministrazione pubblica, cercò di intrattenere rapporti d’affari con quel giovanottone, questa volta decisamente più in carne, che è tuttora l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale di quasi ottanta miliardi di dollari. Fu il momento della rivincita morale di Bill Gates: si narra (e lo confermò Vittorio Amendola su L’Unità) che, quando rincontrò dopo quasi vent’anni Osnaghi, lo squadrò per bene e gli chiese: “Dove ci siamo incontrati, noi due?”.
Ovviamente il fondatore della Microsoft ricordava benissimo Ivrea e il suo infausto viaggio. Destino della vita e dell’infelice mancato di intuito di un manager. Con Adriano Olivetti, forse, le cose sarebbero andate diversamente per Bill Gates e, probabilmente, anche per il futuro della storica azienda.
da Il Canavese news