Un piano per l’Industrializzazione del Mezzogiorno

 

Pub­bli­ca­to sul­la Rivi­sta “Pro­spet­ti­ve meri­dio­na­li”  nel cor­so di una inchie­sta sul­la indu­stria­liz­za­zio­ne del Mezzogiorno.

1958-02-PROSPETTIVE MERIDIONALI-01L’industrializzazione del Mez­zo­gior­no potrà esse­re inten­si­fi­ca­ta, e rag­giun­ge­re lo svi­lup­po indi­spen­sa­bi­le al pro­ble­ma ita­lia­no n. I — il pie­no impie­go del­la mano d’o­pe­ra — sia avvia­to a solu­zio­ne, solo se il mez­zo­gior­no stes­so ver­rà a far  par­te di un pia­no orga­ni­co nazionale.

 I prov­ve­di­men­ti sino­ra esco­gi­ta­ti dal Gover­no, seb­be­ne abbia­no por­ta­to a un lode­vo­le inte­res­se degli indu­stria­li del Nord ver­so il pro­ble­ma meri­dio­na­le — esse che può con­si­de­rar­si sen­za dub­bio inco­rag­gian­te (vedi il con­ve­gno del CEPES a Paler­mo) — non pos­so­no  con­si­de­rar­si anco­ra adeguati.

1) La reda­zio­ne di sif­fat­to pia­no, che potreb­be esse­re chia­ma­to Pia­no Indu­stria­le Orga­ni­co, affi­da­ta ad un  cer­to  nume­ro di per­so­ne di lar­ga espe­rien­za indu­stria­le assi­sti­te da uno «staff» o di tec­ni­ci, eco­no­mi­sti,. Sta­ti­sti­ci, ‑sareb­be rela­ti­va­men­te facile.

2) La  mes­sa in ope­ra del pia­no richie­de­reb­be inve­ce una azio­ne  coor­di­na­ta dei pub­bli­ci pote­ri, del­l’I­RI (che dovreb­be ave­re par­te rile­van­te nel­l’o­pe­ra­zio­ne) e del­le azien­de indu­stria­li pri­va­te  par­te­ci­pan­ti al pia­no. Infi­ne dovreb­be esse­re sta­bi­li­to un dispo­si­ti­vo di coor­di­na­men­to — al ver­ti­ce e su sca­la loca­le (veda­si il Pun­to 5).

Pia­no Indu­stria­le Orga­ni­co dovrebbe:
a) Con­si­de­ra­re la strut­tu­ra orga­niz­za­ti­va del­le 300–400 imprese,(salvo con­fer­ma di sta­ti­sti­che appro­fon­di­te) impie­gan­do oltre un ter­zo dei lavo­ra­to­ri occu­pa­ti nell’industria.
b) Met­te­re in azio­ne un gran­de pia­no di con­cen­tra­zio­ne indu­stria­le in modo da aumen­ta­re la pro­dut­ti­vi­tà del­le indu­strie di cui sopra; pro­dut­ti­vi­tà che, come è noto, è deter­mi­na­ta anche dal­le dimen­sio­ni degli orga­ni­smi indu­stria­li e dal­la quan­ti­tà del­la produzione.
c) Dar vita ad un orga­ni­smo «ad hoc » adat­to a reim­pie­ga­re la mano d’o­pe­ra resa dispo­ni­bi­le dal­l’o­pe­ra­zio­ne b). Foca­liz­za­re un nume­ro defi­ni­to di comu­ni­tà del  Mez­zo­gior­no aven­ti suf­fi­cien­te omo­ge­nei­tà pra­ti­ca  e demo­gra­fi­ca (appros­si­ma­ti­va­men­te 150). Tra­sfe­ri­re al Sud una quo­ta ele­va­ta del­l’au­men­to pro­dut­ti­vo del­le indu­strie set­ten­trio­na­li, da ele­var­si  in dimen­sio­ni suf­fi­cien­ti a garan­ti­re un alto gra­do  pro­dut­ti­vi­sti­co. L’o­pe­ra­zio­ne potreb­be esse­re attua­ta col tra­sfe­ri­men­to ed il rag­grup­pa­men­to di una mol­te­pli­ci­tà di indu­strie pic­co­le, ovve­ro con l’e­nu­clea­zio­ne di cicli pro­dut­ti­vi orga­ni­ci da indu­strie com­ples­se accen­tra­te. Un’a­zio­ne com­ple­men­ta­re di gran­de impor­tan­za dovreb­be inol­tre con­si­ste­re nel ricer­ca­re, faci­li­ta­re, pro­muo­ve­re gli inve­sti­men­ti pri­va­ti stra­nie­ri nel­le varie atti­vi­tà là dove l’in­du­stria set­ten­trio­na­le risul­ti ina­de­gua­ta o per nuo­vi pro­dot­ti inte­res­san­ti anche la espor­ta­zio­ne in aree da sta­bi­li­re (Euro­pa medi­ter­ra­nea, Afri­ca del Nord, Medio Orien­te). Tale azio­ne dovreb­be esse­re con­dot­ta attra­ver­so una mol­te­pli­ci­tà di orga­ni­smi di pro­mo­zio­ne ed ini­zia­ti­va decen­tra­ti, men­tre un uni­co uffi­cio cen­tra­le vaglie­reb­be le con­se­guen­ze ‘eco­no­mi­che. dei nuo­vi impian­ti, non poten­do­si tol­le­ra­re gli spre­chi deri­van­ti da inu­ti­li dupli­ca­zio­ni. Inol­tre dovreb­be­ro esse­re mes­si in atto dispo­si­ti­vi e cor­ret­ti­vi capa­ci di eli-mina­re i dan­ni ormai ben cono­sciu­ti del­la . poli­ti­ca autarchica.

3) La stru­men­ta­zio­ne del Pia­no, pur man­te­nen­do sostan­zial­men­te le carat­te­ri­sti­che del­l’e­co­no­mia di mer­ca­to indu­stria­le ita­lia­na, dovreb­be pre­ve­de­re incen­ti­vi psi­co­lo­gi­ci ed eco­no­mi­ci. Que­sti dovreb­be­ro pro­muo­ve­re una poli­ti­ca indu­stria­le nuo­va e dina­mi­ca, atta di entu­sia­smo crea­ti­vo, del tipo di quel­la che il Pre­si­den­te Roo­se­velt insie­me con talu­ni orga­ni­smi indu­stria­li (il Com­mit­tee for Eco­no­mic Deve­lo­p­ment pre­sie­du­to da Paul Hof­mann) sep­pe ini­zia­re ed attua e negli Sta­ti Uni­ti con la poli­ti­ca del « New Deal ».

Le indu­strie coo­pe­ra­tri­ci dovreb­be­ro rag­giun­ge­re obiet­ti­vi eco­no­mi­ci in conseguenza:
a) del­la con­cen­tra­zio­ne indu­stria­le, faci­li­ta­ta dai coe­ren­ti prov­ve­di­men­ti legislativi;
b) di mas­sic­ci inve­sti­men­ti pro­ve­nien­ti dal­l’e­ste­ro a tas­si mino­ri di quel­li oggi esi­sten­ti (l’at­mo­sfe­ra di fidu­cia deri­van­te da sif­fat­to pia­no li ren­de­reb­be attuabili)
c) del­la cre­scen­te doman­da di beni pro­vo­ca­ta dal ‘aumen­ta­to  pote­re di acqui­sto nazionale
d) del con­ti­nuo, raf­fi­na­to pro­ces­so di per­fe­zio­na­men­to del­le strut­tu­re tec­ni­co-ope­ra­ti­ve già in atto nel­le indu­strie più progredite
e) di una più auda­ce cor­ren­te esportatrice;
f) di prov­ve­di­men­ti di coor­di­na­men­to tra pro­du­zio­ne, espor­ta­zio­ne, e impor­ta­zio­ne al fine di dimi­nui­re per il pro­dut­to­re i costi di distri­bu­zio­ne, e al con­tem­po garan­ti­re al con­su­ma­to­re. Il livel­lo di qua­li­tà e i prez­zi vigen­ti nel mercato.

4) La poli­ti­ca dei sin­da­ca­ti e la soli­da­rie­tà di que­sti nel­la  mar­cia del pia­no  essen­zia­le. Tut­ta­via essa da sola non potreb­be rag­giun­ge­re gli obiet­ti­vi sen­za il mas­sic­cio inter­ven­to del pote­re del­lo Sta­to, e del­la sua poli­ti­ca eco­no­mi­ca. l,a poli­ti­ca sala­ria­le dovreb­be esse­re lo stru­men­to n. 1 del Pia­no, poi­ché in una pri­ma fase esso do-rieb­be esse­re rivol­ta a por­ta­re i sala­ri mini­mi e medi nel­le indu­strie meno pro­gre­di­te  al livel­lo di quel­li dei grup­pi  indu­stria­li  a  più  alto livel­lo  di  remu­ne­ra­zio­ne.  La  con­cor­ren­za in Ita­lia non ope­ra, con le sue seve­re leg­gi eli­mi­na­tri­ci, data la pos­si­bi­li­tà con­ces­sa ad ope­ra­to­ri eco­no­mi­ci  sca­den­ti, di rima­ne­re nel gio­co in vir­tù rii bas­si sala­ri. La secon­da fase, nel­la qua­le dovreb­be­ro esse­re rag­giun­ti  livel­li sala­ria­li, pro­por­zio­na­li agli aumen­ti  pro­dut­ti­vi­sti­ci sareb­be atta a crea­re una situa­zio­ne  di cre­sce­te  dina­mi­smo, con effet­ti d’in­so­spet­ta­ta rilevanza.

Gli aspet­ti socia­li ciel Pia­no reste­reb­be­ro affi­da­ti alla coo­pe­ra­zio­ne dei lavo­ra­to­ri e a con­grui stru­men­ti di rap­pre­sen­tan­za demo­cra­ti­ca, ai qua­li spet­te­reb­be in pri­mo luo­go il con­trol­lo affin­ché  il fina­li­smo eco­no­mi­co- socia­le non ven­ga ad  esse­re tradito.

La nuo­ve strut­tu­re demo­cra­ti­che, evi­tan­do le nazio­na­liz­za­zio­ni le qua­li ten­do­no ad aumen­ta­re  il pote­re del­lo Sta­to e a dimi­nui­re le garan­zie di liber­tà, sareb­be­ro vol­te ad  intro­dur­re la par­te­ci­pa­zio­ne effet­ti­va di Isti­tu­ti scien­ti­fi­ci, Uni­ver­si­tà, Enti ter­ri­to­ria­li, Fon­da­zio­ni a fìna­li­tà scien­ti­fi­che cul­tu­ra­li  e sociali.

5) L’esperienza del­la T.V.A. dovreb­be esse­re lar­ga­men­te imi­ta­ta, allet­ta­ta, per­fe­zio­na­ta. Il con­cet­to dovreb­be esse­re quel­lo di con­fe­ri­re a sin­go­le auto­ri­tà pia­ni­fi­ca­tri­ci aven­ti giu­ri­sdi­zio­ne sul­le zone di cui alla let­te­ra d) del Pun­to 2 il coor­di­na­men­to in loco tra le sin­go­le atti­vi­tà che i sin­go­li Mini­ste­ri, gli Enti, i pri­va­ti, svol­go­no sepa­ra­ta­men­te Tale era il com­pi­to pri­mi­ti­vo dei Pre­fet­ti. Ma in un seco­lo le  con­di­zio­ni sono cam­bia­te tal­men­te che è  assur­do rite­ne­re che un tale coor­di­na­men­to si pos­sa attua­re con i vec­chi orga­ni­smi e sen­za nuo­ve tec­ni­che. Le auto­ri­tà loca­li di pia­ni­fi­ca­zio­ne, sot­to­po­ste a con­trol­lo demo­cra­ti­co, se attua­te , fini­reb­be­ro per dar vita ad una nuo­va moder­na strut­tu­ra  ammi­ni­stra­ti­va  la cui man­can­za  risul­ta ormai trop­po evidente.

Inol­tre la con­cen­tra­zio­ne degli sfor­zi sui ter­ri­to­ri  di  dimen­sio­ni ridot­te  per­met­te­reb­be di con­si­de­ra­re il pro­ble­ma inte­gra­le di vita  di una comu­ni­tà in quan­to potreb­be­ro esse­re por­ta­ti ad un livel­lo più alto i fat­to­ri socia­li ed eco­no­mi­ci, dan­do luo­go ad una sta­bi­liz­za­zio­ne per­ma­nen­te del­la comunità.

E inu­ti­le risol­vi­le il pro­ble­ma dell’irrigazione  se gli altri pro­ble­mi del­l’a­gri­col­tu­ra non saran­no risol­ti. E inu­ti­le risol­ve­re i pro­ble­mi dell’agricoltura e quel­li del­l’i­stru­zio­ne pro­fes­sio­na­le non sono sta­ti  affron­ta­ti. E inu­ti­le crea­re indu­strie se con­tem­po­ra­nea­men­te i dispo­si­ti­vi igie­ni­co-sani­ta­ri e la stes­sa cul­tu­ra gene­ra­le non sono por­ta­ti ad un nuo­vo alto livello.

Tut­to  que­sto è pos­si­bi­le  otte­ne­re in aree ridot­te, con l’e­nor­me van­tag­gio  di poter dimo­stra­re la vali­di­tà dei meto­do in impian­ti pilo­ta ed esten­der­lo  dopo l’esperimento ad altri territori.

6) Gli impian­ti-pilo­ta desti­na­ti ad avvia­re il Pia­no, dimo­strar­ne la vali­di­tà in atte­sa che il dispo­si­ti­vo pre­pa­ri la clas­se pro­fes­sio­na­le, i qua­dri diri­gen­ti e gli stru­men­ti per il Pia­no orga­ni­co di inter­ven­to tota­le, dovreb­be­ro esse­re posti in azio­ne pre­va­len­te­men­te ma non esclu­si­va­men­te da una appo­si­ta sezio­ne del­l’I­RI orga­niz­za­ta e strut­tu­ra­ta ai fini dei nuo­vi com­pi­ti. Altre azien­de pri­va­te coo­pe­ra­tri­ci dovreb­be­ro esse­re invi­ta­te ad aiu­ta­re la pri­ma fase del Pia­no Orga­ni­co che potreb­be limi­tar­si ad ope­ra­re in una tren­ti­na di aree par­ti­co­lar­men­te dimes­se. o in situa­zio­ni par­ti­co­lar­men­te adat­te. Dovreb­be esse­re eli­mi­na­to il cri­te­rio eco­mi­ca­men­te assur­do del livel­la­men­to cioè di ope­ra­zio­ni par­zia­li ed ina­de­gua­te su ter­ri­to­ri trop­po vasti. Il pia­no di inter­ven­to ini­zia­le dovreb­be esa­mi­na­re talu­ni grup­pi orga­ni­ci di indu­strie ed ope­ra­re in stret­to col­le­ga­men­to con gli Enti peti l’e­di­li­zia popo­la­re. L’e­di­li­zia non  potreb­be esse­re che par­te inte­gran­te del Pia­no. Per non mol­ti­pli­ca­re gli Enti si potreb­be uti­liz­za­re un Ente esi­sten­te, qua­le UNRRA CASAS , ovve­ro crea­re una sezio­ne spe­cia­le dell’INA-CASA non lega­ta alla leg­ge costi­tu­ti­va, ma che si gio­vas­se del­le note­vo­lis­si­me posi­ti­ve espe­rien­ze. del­l’En­te stesso.

7) Gli stru­men­ti edu­ca­ti­vi e cul­tu­ra­li dovreb­be­ro ave­re una fun­zio­ne com­ple­men­ta­re di gran­de rilie­vo. Biso­gne­reb­be pun­ta­re, in modo spe­cia­le, sul­la crea­zio­ne di orga­ni­smi, oggi lar­ga­men­te insuf­fi­cien­ti nel­la strut­tu­ra edu­ca­ti­va ita­lia­na, e in par­ti­co­la­re di:

1)  Scuo­le uni­ver­si­ta­rie di busi­ness admi­ni­stra­tion o di- dire­zio­ne degli affa­ri tipo IPSOA (Isti­tu­to Post Uni­ver­si­ta­rio per lo Stu­dio del­l’Or­ga­niz­za­zio­ne Azien­da­le) a indi­riz­zo rigo­ro­so e scien­ti­fi­ca­men­te vali­do. Il Pae­se ne avreb­be biso­gno di alme­no una in ogni Regio­ne; ma occor­re guar­dar­si da solu­zio­ni inadeguate.

2) Scuo­le pro­fes­sio­na­li di 1° e 2° gra­do a indi­riz­zo moder­no per la for­ma­zio­ne  di spe­cia­li­sti (mec­ca­ni­ci, cro­no­me­tri­sti, foto­gra­fi,  inci­so­ri, cera­mi­sti, eba­ni­sti, tipo­gra­fi, trat­to­ri­sti, frut­ti­cul­to­ri, orti­col­to­ri, agro­no­mi ecc.).Le nuo­ve scuo­le dovreb­be­ro ave­re un livel­lo qua­li­ta­ti­vo assai più ele­va­to di quel­le attual­men­te in atto, model­lan­do­si sul­le scuo­le can­to­na­li sviz­ze­re e su talu­ni esem­pi vali­di isoli;lai.

3) Scuo­le di Arte Appli­ca­ta e Dise­gno Indu­stria­le. Que­ste dovreb­be­ro rap­pre­sen­ta­re un gran­de aiu­to all’ar­ti­gia­na­to ed alla pic­co­la indu­stria. Costrui­te per inco­rag­gia­re le vir­tù arti­sti­che del popo­lo ita­lia­no, dovreb­be­ro  ave­re nuo­va vita e vigo­re sti­li­sti­co, mer­cé la dire­zio­ne, gui­da, coo­pe­ra­zio­ne dei miglio­ri arti­sti e  archi­tet­ti italiani.

4) Isti­tu­ti regio­na­li di psi­co­lo­gia voca­zio­na­le atti a vaglia­re le atti­tu­di­ni dei gio­va­ni e faci­li­ta­re gli stu­di gli impie­ghi, il per­fe­zio­na­men­to lei miglio­ri quan­do l con­di­zio­ni socia­li e gli stru­men­ti di sele­zio­ne sco­la­sti­ci non sia­no suf­fi­cien­ti alla loro affer­ma­zio­ne. In una paro­la, la ric­chez­za di valo­ri uma­ni laten­te nel Mez­zo­gior­no e trop­po spes­so ine­spres­sa per la pover­tà o man­can­za di cul­tu­ra, deve esse­re con tut­ti i mez­zi sco­per­ta, esaltata.

5) Scuo­le di pia­ni­fi­ca­zio­ne per ammi­ni­stra­to­ri loca­li. I pia­ni rego­la­to­ri comu­na­li, inter­co­mu­na­li e pro­vin­cia­li saran­no  stru­men­ti indi­spen­sa­bi­li di una situa­zio­ne social­men­te più evo­lu­ta, arti­sti­ca­men­te  più con­sa­pe­vo­le, cul­tu­ral­men­te più com­ple­ta. I nuo­vi ammi­ni­stra­to­ri” (fun­zio­na­ri ed elet­ti­vi) dovran­no cono­sce­re le tec­ni­che più pro­gre­di­te. Il ric­co patri­mo­nio natu­ra­le ed arti­sti­co pro­prio del­le cit­tà e bor­ghi meri­dio­na­li, non deve esse­re minac­cia­to dal­le nuo­ve tec­ni­che, ma dife­so, poten­zia­to ed ampliato.

6)  Le linee gene­ra­li trac­cia­te voglio­no indi­ca­re a gran­di  segni un pia­no orga­ni­co di rin­no­va­men­to basa­to sul­l’in­du­stria­liz­za­zio­ne come mez­zo, ma sen­za dimen­ti­ca­le il fine: la pro­mo­zio­ne di una civil­tà fon­da­ta sul­l’ar­mo­nia dei valo­ri, sul rispet­to del­le liber­tà demo­cra­ti­che, sul­l’au­to­to­mia del­la per­so­na. Un pia­no impo­sta­to su meri fat­to­ri eco­no­mi­ci potreb­be fal­li­re o por­ta­re con­se­guen­ze nega­ti­ve per la socie­tà sug­ge­ren­do invo­lu­zio­ni cor­po­ra­ti­ve, sta­ta­li­ste, indi­vi­dua­li­sti­che. Il  pia­no pren­de­rà for­ma ed  ampiez­za dal valo­re, espe­rien­za, entu­sia­smo e inte­gri­tà degli uomi­ni ad esso pre­po­sti e dal­la misu­ra del­la col­la­bo­ra­zio­ne che essi rice­ve­ran­no dai respon­sa­bi­li del­la poli­ti­ca eco­no­mi­ca nazionale.

Adria­no Olivetti