Andy Grove e le motivazioni per lavorare bene

Andy Gro­ve

Secon­do l’ingegnere ed impren­di­to­re Andy Gro­ve, che par­te­ci­pò alla fon­da­zio­ne del­la Intel, tut­to ciò che un mana­ger può fare per miglio­ra­re la resa di un dipen­den­te è con­ti­nua­re a moti­var­lo e formarlo.

 
Non a caso, quan­do un dipen­den­te non sta por­tan­do a ter­mi­ne con suc­ces­so le pro­prie man­sio­ni, pos­so­no esser­ci solo due motivi:
1) La per­so­na in que­stio­ne non è capa­ce di svol­ge­re un dato lavoro.
2) La per­so­na in que­stio­ne non è motivata.
 
Con­si­de­ran­do che la moti­va­zio­ne è una for­za pre­sen­te den­tro ognu­no di noi, un buon mana­ger sa che per sti­mo­lar­la è neces­sa­rio ricrea­re un ambien­te di lavo­ro produttivo.
 
Secon­do Gro­ve, sia un mana­ger che un dipen­den­te di suc­ces­so com­pren­do­no che il tem­po è l’unica risor­sa dav­ve­ro limi­ta­ta di cui cia­scu­no dispone.
Come esso vie­ne allo­ca­to, spe­so e gesti­to, riman­go­no le sole prio­ri­tà a cui pre­sta­re attenzione.
 
Andy Gro­ve asse­ri­sce che per rima­ne­re moti­va­ti in modo costan­te biso­gna pun­ta­re alla rea­liz­za­zio­ne per­so­na­le. Quan­do un esse­re uma­no si apre alle oppor­tu­ni­tà ed il suo sco­po è “esse­re ciò che pos­so esse­re”, la moti­va­zio­ne non può cessare.
 
È per que­sta ragio­ne che mol­ti indi­vi­dui non sono appa­ga­ti dal­la pro­pria vita. Sognia­mo bel­le auto, vesti­ti, case, fino a che tut­ta la moti­va­zio­ne che abbia­mo pro­va­to inse­guen­do que­sti ogget­ti sva­ni­sce poco dopo che li abbia­mo otte­nu­ti. Quan­do inve­ce il nostro obbiet­ti­vo fina­le è quel­lo di miglio­ra­re noi stes­si in manie­ra per­si­sten­te, beh…in que­sto caso pos­sia­mo con­ta­re su una fon­te ine­sau­ri­bi­le di grin­ta e determinazione.
 
Se ciò che ti pre­me mag­gior­men­te otte­ne­re è il mas­si­mo ren­di­men­to da te stes­so e dai tuoi col­la­bo­ra­to­ri, devi col­ti­va­re la loro moti­va­zio­ne attra­ver­so il rag­giun­gi­men­to di risul­ta­ti graduali.
 
Devi crea­re un ambien­te di lavo­ro che pon­ga l’accento sui risul­ta­ti, pri­ma di tutto.
Esat­ta­men­te come nel­lo sport!  
 
Pen­sa­ci un atti­mo. Se pro­iet­ti nel­la tua men­te la figu­ra di un mana­ger, non ti vie­ne dif­fi­ci­le para­go­nar­lo a quel­la di un alle­na­to­re di Serie A, non è così?
 
Ebbe­ne, secon­do l’ottica di Andy Gro­ve, non vi è alcu­na dif­fe­ren­za tra un mana­ger alla gui­da di un team di lavo­ro ed un tec­ni­co alle­na­to­re di una squa­dra di calcio.
 
Entram­bi sono orien­ta­ti ver­so la pro­du­zio­ne di risul­ta­ti. Entram­bi gui­da­no un col­let­ti­vo di indi­vi­dui ver­so il successo.
Tutt’e due si occu­pa­no di ascol­ta­re, capi­re e moti­va­re ogni mem­bro del­la squadra.