Campania e Industria. Tracce di fabbriche contemporanee

A fare da cor­ni­ce ad una del­le più rap­pre­sen­ta­ti­ve mostre di foto­gra­fia a Caser­ta è sta­ta  il Com­ples­so Monu­men­ta­le del Bel­ve­de­re di San Leu­cio.  La ras­se­gna “Offi­ci­na Vanvitelli”è sta­ta cura­ta dal­la Prof.ssa  Fran­ce­sca Casta­nò dell’Università degli stu­di del­la Cam­pa­nia, Dipar­ti­men­to di Archi­tet­tu­ra e Dise­gno Indu­strial. La mostra sarà vii­bi­le dal 23 mar­zo – 30 apri­le 2023

Alla innau­gu­ra­zio­ne  non pote­va man­ca­re il CeSAF mae­stri del lavo­ro che da oltre due lustri cura il Museo Oli­vet­ti di Caser­ta e che rap­pre­sen­ta la testi­mo­nian­za sto­ri­ca del­la pre­sen­za in Cam­pa­nia degli sta­bi­li­men­ti Oli­vet­ti di Poz­zuo­li e Mar­cia­ni­se e che insie­me alla Uni­ver­si­tà Van­vi­tel­li ed in part­co­la­re con la prof.ssa Casta­nò ed i suoi alun­ni, si pro­di­ga­no per la sal­va­guar­dia di quel­lo che è rima­sto del­la real­tà Marcianisana.

Un desti­no, pur­trop­po, mol­to tra­gi­co e tan­to diver­so dal­la Fab­bri­ca di Poz­zuo­li, quel­lo del manu­fat­to di Ter­ra di Lavo­ro che è ridot­to ad un rude­re abban­do­na­to la dove meri­te­reb­be ben altro destino.

La ras­se­gna  oltre al suo valo­re cul­tu­ra­le e sto­ri­co, è anche un richia­mo alle auto­ri­tà com­pe­ten­ti affin­che recu­pe­ra­no un patri­mo­nio che ha rap­pre­sen­ta­to la sto­ria e lo svi­lup­po del ter­ri­to­rio e che non può esse­re dimenticato.

Seguen­do il per­cor­so meta­fo­ri­ca­men­te richia­ma­to dal ter­mi­ne “trac­ce”, come enun­cia­to nel sot­to­ti­to­lo, – scri­ve Fran­ce­sca Casta­nò – la mostra foto­gra­fi­ca inda­ga il tema del­le fab­bri­che con­tem­po­ra­nee in Cam­pa­nia. Un iti­ne­ra­rio discon­ti­nuo den­tro le archi­tet­tu­re indu­stria­li di ele­va­ta auto­ria­li­tà, rea­liz­za­te da alcu­ni tra i più noti pro­get­ti­sti ita­lia­ni nel cor­so del Novecento.

Con lo sguar­do silen­te del­la foto­gra­fia abbia­mo pro­va­to a pene­tra­re que­sti luo­ghi per com­pren­de­re cosa ne è di loro oggi. Abbia­mo attra­ver­sa­to il tem­po e lo spa­zio per costrui­re un rac­con­to post-indu­stria­le, in cui alle imma­gi­ni di una sce­na ini­zia­le, trat­ta dagli archi­vi e dal­la pub­bli­ci­sti­ca sto­ri­ca, è anda­ta sosti­tuen­do­si una nuo­va iconografia.

La gal­le­ria foto­gra­fi­ca descri­ve un pae­sag­gio inter­ro­gan­te su qua­le sia il valo­re del­la Sto­ria, qua­le del­la Cul­tu­ra che in esso ha anco­ra la capa­ci­tà di riflet­ter­si, qua­le del­la Comu­ni­tà a cui pre­me o meno pren­der­lo in con­se­gna. In que­sto per­cor­so decen­na­le di ricer­ca, di stu­dio e di inda­gi­ne sul cam­po, i grup­pi foto­gra­fi­ci di Pino Musi, Lucia­no Roma­no, Char­lot­te Søren­sen, Mario Fer­ra­ra, Lucio Cri­scuo­lo e Gino Sara­ci­no offro­no una inter­pre­ta­zio­ne del­le cri­ti­ci­tà che que­sta sce­na pone. La fab­bri­ca vie­ne a esse­re inqua­dra­ta tan­to nel­la sua espres­si­vi­tà costrut­ti­va quan­to nel­le pro­por­zio­ni pro­dut­ti­ve che, in modo par­ti­co­la­re nel seco­lo scor­so, han­no con­tri­bui­to a for­ma­re e ali­men­ta­re una cul­tu­ra del “saper fare” in Cam­pa­nia, carat­te­riz­zan­do il pae­sag­gio in manie­ra signi­fi­ca­ti­va, attra­ver­so i manu­fat­ti e i sim­bo­li tipi­ci del­la ope­ro­si­tà e, soprat­tut­to, attra­ver­so la gran­de dimensione.

L’osservazione del­le trac­ce impres­se nel ter­ri­to­rio di que­sti che sono sta­ti feno­me­ni spes­so poco affron­ta­ti nel­la nar­ra­zio­ne del con­te­sto regio­na­le, rive­la l’evidente ecce­zio­na­li­tà degli spa­zi e del­le strut­tu­re del lavo­ro, che sep­pu­re oggi in par­te fuo­ri dal ciclo pro­dut­ti­vo, costi­tui­sco­no un patri­mo­nio di gran­de valo­re, non solo sul pia­no for­ma­le e spa­zia­le ma anche su quel­lo socia­le ed economico.

Con la mostra foto­gra­fi­ca Cam­pa­nia e Indu­stria. Trac­ce di fab­bri­che con­tem­po­ra­nee, cui segui­rà la pub­bli­ca­zio­ne di un cata­lo­go (Rub­bet­ti­no Edi­to­re) e il semi­na­rio tema­ti­co di aper­tu­ra alla mostra sul­le rela­zio­ni tra Archi­tet­tu­ra e Foto­gra­fia, si inten­de ani­ma­re un con­fron­to sul valore

testi­mo­nia­le e ico­ni­co del patri­mo­nio indu­stria­le con­tem­po­ra­neo e sul­le pos­si­bi­li­tà di valorizzazione.

Nel­la cam­pio­na­tu­ra del­le fab­bri­che d’Autore, fon­da­ta su una meti­co­lo­sa ricer­ca sto­ri­ca pres­so i prin­ci­pa­li archi­vi ita­lia­ni, pub­bli­ci e pri­va­ti, e un’attenta veri­fi­ca in situ, si è scel­to di far rien­tra­re, in que­sta spe­ci­fi­ca occa­sio­ne, i casi più signi­fi­ca­ti­vi, per i carat­te­ri inno­va­ti­vi del­la costru­zio­ne e per il dia­lo­go intrat­te­nu­to con il con­te­sto natu­ra­le. Ne è nato un ric­co inven­ta­rio di ope­re con­tem­po­ra­nee non solo in rela­zio­ne alla qua­li­tà archi­tet­to­ni­ca e all’autorialità esi­bi­te, ma anche ai valo­ri ambien­ta­li, socia­li e cul­tu­ra­li sot­te­si alla gran­de sto­ria dell’industria italiana.

Con l’avvio del Nove­cen­to e le Leg­gi spe­cia­li per Napo­li, e più anco­ra sot­to la spin­ta data dal­la pro­gram­ma­zio­ne del­la Cas­sa del Mez­zo­gior­no nel secon­do dopo­guer­ra, l’organizzazione del lavo­ro in Cam­pa­nia e l’industrialesimo si esten­do­no ben oltre i con­fi­ni del­le fab­bri­che, andan­do a inve­sti­re il con­te­sto ter­ri­to­ria­le, con effet­ti signi­fi­ca­ti­vi di razio­na­liz­za­zio­ne del siste­ma regio­na­le dal­la sca­la ambien­ta­le a quel­la socia­le. Nei nuo­vi cen­tri indu­stria­li si intro­du­co­no for­me di vita asso­cia­ta, si otti­miz­za­no i ser­vi­zi col­let­ti­vi, aumen­ta­no il benes­se­re e le eco­no­mie di scala.

Secon­do una aggior­na­ta impo­sta­zio­ne per temi e model­li, dal­la sca­la urba­na del vil­lag­gio ope­ra­io a quel­la ambien­ta­le del­la fab­bri­ca nel pae­sag­gio, si vuo­le riper­cor­re­re e docu­men­ta­re il valo­re pro­get­tua­le di alcu­ni tra i prin­ci­pa­li poli cam­pa­ni, sen­za alcu­na volon­tà di esau­ri­re un cam­po di inda­gi­ne tan­to vasto, ma piut­to­sto allo sco­po di favo­ri­re una più ampia cono­scen­za del­la sto­ria indu­stria­le regio­na­le, da rein­qua­dra­re nel con­te­sto ita­lia­no e internazionale.

Se la Cam­pa­nia, nel­la sua sto­ria indu­stria­le, com­pe­te fin dal Set­te­cen­to con le gran­di real­tà inter­na­zio­na­li, come dimo­stra l’esemplarità del­le Mani­fat­tu­re rea­li di San Leu­cio, – luo­go che ospi­ta que­sta ini­zia­ti­va – , esi­bi­sce anco­ra nel cor­so del Nove­cen­to distret­ti pro­dut­ti­vi che inter­pre­ta­no appie­no le istan­ze del­la moder­ni­tà, decli­na­te di vol­ta in vol­ta dai pro­ta­go­ni­sti del­la sta­gio­ne eroi­ca dell’architettura e dell’impresa ita­lia­na, da Pao­lo Sole­ri, Figi­ni e Pol­li­ni, Fran­ce­sco Di Sal­vo, Mar­co Zanu­so, Eduar­do Vit­to­ria, Ange­lo Man­gia­rot­ti, Gigi Ghò, Ric­car­do Moran­di, Mas­si­mo Pica Cia­mar­ra fino ad Adria­no Oli­vet­ti e Lui­gi Cosen­za, che qui rea­liz­za­ro­no la pri­ma “fab­bri­ca a misu­ra d’uomo” del­la sto­ria, affac­cia­ta sul gol­fo più bel­lo del mondo.”