Incoscienza artificiale” di Massimo Chiriatti

Mas­si­mo Chiriatti

«Come ha luo­go il pro­ces­so deci­sio­na­le quan­do qual­cu­no ha già deci­so per noi è un tema poli­ti­co, per­ché riguar­da sia chi ha il pote­re di deci­de­re, sia le basi su cui è sta­to scel­to. Ma cosa acca­de quan­do qual­co­sa sta per deci­de­re per noi è un pro­ble­ma filo­so­fi­co, soprat­tut­to nel momen­to in cui quel qual­co­sa sta diven­tan­do qual­cu­no; quell’ogget­to sta diven­tan­do sog­get­to» (p. 15).

È quan­to si leg­ge nell’introduzione del volu­me Inco­scien­za arti­fi­cia­le di Mas­si­mo Chi­riat­ti, all’interno del qua­le si pro­po­ne una trat­ta­zio­ne con­cet­tual­men­te ela­bo­ra­ta, ma dall’intento chia­ri­fi­ca­to­re, del­la com­ples­sa e intri­ca­ta que­stio­ne dell’Intelligenza Arti­fi­cia­le. Garan­ti­re una trat­ta­zio­ne effi­ca­ce signi­fi­ca asso­cia­re nume­ro­si fat­to­ri d’analisi, dispo­nen­do­li e com­bi­nan­do­li sen­za per que­sto occul­ta­re una visio­ne com­ples­si­va, una pro­spet­ti­va gene­ra­le e asso­cia­ti­va. L’impresa non è sem­pli­ce: si rischia di tra­la­scia­re aspet­ti rile­van­ti, o sva­lu­ta­re con­te­nu­ti­sti­ca­men­te dei pro­ble­mi neces­sa­ri. L’autore rispon­de a que­ste esi­gen­ze fin dal­le pri­me pagi­ne, dal­le qua­li tra­spa­io­no temi che tor­na­no nel cor­so dei capi­to­li suc­ces­si­vi, e che ver­ran­no qui di segui­to sin­te­ti­ca­men­te trat­ta­ti miran­do all’ottenimento di una pano­ra­mi­ca sugli sco­pi e argo­men­ti del testo. L’indagine non può che esse­re pro­spet­ti­ca, trat­tan­do­si di rap­por­ti, inte­ra­zio­ni, com­pren­sio­ni reci­pro­che, ove «l’Uomo vede l’Intelligenza Arti­fi­cia­le come una mac­chi­na in gra­do di pren­de­re le sue deci­sio­ni, ma si sba­glia, per­ché è solo un cal­co­la­to­re di sim­bo­li, anche se sem­pre più sofi­sti­ca­to» e «l’Intelligenza Arti­fi­cia­le vede l’Uomo come un insie­me di nume­ri, ma si sba­glia, per­ché la coscien­za è incom­pu­ta­bi­le» (p. 15). Uomo e Intel­li­gen­za Arti­fi­cia­le, deci­sio­ni e coscien­za, rap­pre­sen­ta­no le rela­zio­ni vigen­ti che pon­go­no le fon­da­men­ta strut­tu­ra­li del­le argo­men­ta­zio­ni che segui­ran­no. Ma se l’Uomo, oltre la mac­chi­na, è pro­ta­go­ni­sta, sem­bra neces­sa­rio capi­re come lo stru­men­to dell’IA pos­sa risul­tar­gli uti­le. Dun­que, appa­re d’obbligo ricer­ca­re, antro­po­lo­gi­ca­men­te, una man­can­za uma­na che la stes­sa Intel­li­gen­za Arti­fi­cia­le si pro­po­ne di col­ma­re. «Ci man­ca la capa­ci­tà di pro­ces­sa­re – con velo­ci­tà e pre­ci­sio­ne – le gran­di quan­ti­tà di dati che noi e le mac­chi­ne pro­du­cia­mo», al pun­to che «vie­ne da chie­der­si se sia­mo ade­gua­ti ad affron­ta­re sfi­de così com­ples­se» (p. 16). La socie­tà con­tem­po­ra­nea è costan­te­men­te sot­to­po­sta a bom­bar­da­men­ti di dati, a una cre­scen­te quan­ti­tà di infor­ma­zio­ni che, nell’attuale fase sto­ri­ca, rice­ve la repli­ca di for­me di tec­no­lo­gia auto­no­ma, con il fine di «supe­ra­re i nostri limi­ti fisi­ci e cogni­ti­vi», «ester­na­liz­zan­do» fun­zio­ni pro­prie del cer­vel­lo uma­no (p. 17). Non è una pra­ti­ca nuo­va: anche la scrit­tu­ra è una moda­li­tà ope­ra­ti­va che assol­ve a tale compito.

Da que­ste con­si­de­ra­zio­ni sca­tu­ri­sce una sug­ge­sti­va defi­ni­zio­ne del ruo­lo dell’IA: «L’Intelligenza Arti­fi­cia­le ser­ve ad ana­liz­za­re tem­pe­sti­va­men­te quan­ti­tà inu­ma­ne di dati e a tra­dur­le in infor­ma­zio­ni uti­li a pren­de­re deci­sio­ni» (p. 19). Seguo­no ulte­rio­ri rifles­sio­ni riguar­dan­ti l’Uomo, Dio e le mac­chi­ne, la con­ce­zio­ne di appren­di­men­to uma­no e machi­ne lear­ning, il rischio di una per­di­ta di con­trol­lo dovu­ta alla sosti­tu­zio­ne del­le istru­zio­ni di una pro­gram­ma­zio­ne espli­ci­ta con un appren­di­men­to auto­ma­ti­co dai dati. Par­ti­co­la­re atten­zio­ne è posta ad alcu­ne rile­van­ti dif­fe­ren­ze che inter­cor­ro­no tra l’uomo e la mac­chi­na. A tal pro­po­si­to, l’autore richia­ma carat­te­ri­sti­che come l’ambiguità, l’incertezza e l’intenzionalità, descrit­te come ciò che «ci dif­fe­ren­zia e che ci pre­ser­va dal non diven­ta­re arti­fi­cia­li» (p. 24). La con­sa­pe­vo­lez­za è il deno­mi­na­to­re comu­ne del­le con­di­zio­ni descrit­ti­ve dell’unicità uma­na, il discri­mi­nan­te con­clu­si­vo che si sot­trae al model­lo input-ela­bo­ra­zio­ne-out­put tra­dot­to in ter­mi­ni di algo­rit­mo: «l’elaborazione con­sa­pe­vo­le ci dif­fe­ren­zia dal­le mac­chi­ne e la con­sa­pe­vo­lez­za è pro­prio ciò che dà signi­fi­ca­to alla vita» (p. 24). L’individuo, inol­tre, pos­sie­de per natu­ra un com­ples­so patri­mo­nio gene­ti­co, e nell’atto del­la deci­sio­ne la scel­ta vie­ne influen­za­ta dal­la cul­tu­ra e insie­me con­di­zio­na­ta dal­la bio­lo­gia. Una mac­chi­na, inve­ce, neces­si­ta di una “dota­zio­ne ori­gi­na­ria” for­ni­ta diret­ta­men­te dall’uomo, che si pon­ga sostan­zial­men­te come una cono­scen­za inna­ta pre-acqui­si­ta sul­la base del­la qua­le pro­ce­de­re con le fasi di ana­li­si dei dati e di appren­di­men­to autonomo.

L’introduzione si con­clu­de con un’esplicita dichia­ra­zio­ne dell’obiettivo pri­ma­rio del libro: riflet­te­re su chi e come deb­ba pren­de­re le deci­sio­ni, tra l’essere uma­no e la mac­chi­na. La rispo­sta è pre­sto data, ed emer­ge dall’affermazione del­la prio­ri­tà del giu­di­zio uma­no e dall’interpretazione stru­men­ta­le del­le deci­sio­ni del­la mac­chi­na, che, «più che come Intel­li­gen­za Arti­fi­cia­le», pos­sia­mo defi­ni­re «Inco­scien­za Arti­fi­cia­le» (p. 26). Que­sta espres­sio­ne, che dà il tito­lo al libro, è un’osservazione teo­ri­ca oltre che un gio­co lin­gui­sti­co, più o meno pro­vo­ca­to­rio: l’Intelligenza Arti­fi­cia­le non è poi così intel­li­gen­te, deci­sa­men­te non in gra­do di pos­se­de­re coscien­za del­le azio­ni che com­pie. Può con­dur­re a risul­ta­ti inat­te­si e impre­ve­di­bi­li, estra­po­la­re infor­ma­zio­ni da innu­me­re­vo­li dati, ma non sapreb­be in alcun modo spie­ga­re per­ché agi­sce. A que­sto pun­to, le ten­den­ze tema­ti­che del­la mate­ria trat­ta­ta dovreb­be­ro appa­ri­re meno offu­sca­te. Pri­ma di pro­ce­de­re con una – neces­sa­ria­men­te – rias­sun­ti­va espo­si­zio­ne del con­te­nu­to dei cin­que capi­to­li che com­pon­go­no il libro, e ora che una pro­spet­ti­va gene­ra­le è sta­ta trac­cia­ta, si rive­la oppor­tu­na una bre­ve digres­sio­ne riguar­dan­te la chia­ve di let­tu­ra pro­po­sta da Lucia­no Flo­ri­di nel­la pre­fa­zio­ne. Il ter­mi­ne “velo­ci­tà” si mani­fe­sta come la sin­te­si uni­fi­can­te di tale let­tu­ra. Flo­ri­di ne distin­gue tre tipi: «la velo­ci­tà di tra­sfe­ri­men­to di qual­co­sa, chia­mia­mo­lo A, tra due pun­ti b; la velo­ci­tà di tra­sfor­ma­zio­ne di A in qualcos’altro, che pos­sia­mo chia­ma­re B; la velo­ci­tà di otte­ni­men­to di A, cioè il tem­po richie­sto per il sod­di­sfa­ci­men­to di un biso­gno o un desi­de­rio» (p. 9). La velo­ci­tà di tra­sfe­ri­men­to sfrut­ta la bas­sa laten­za – infe­rio­re ai 100 ms – ren­den­do le inte­ra­zio­ni imme­dia­te, un feno­me­no ben osser­va­bi­le nell’ambito del­le comu­ni­ca­zio­ni onli­ne. La velo­ci­tà di tra­sfor­ma­zio­ne carat­te­riz­za il già cita­to machi­ne lear­ning, deli­nean­do la capa­ci­tà dell’Intelligenza Arti­fi­cia­le di miglio­rar­si auto­no­ma­men­te tra­mi­te l’apprendimento auto­no­mo. La velo­ci­tà di otte­ni­men­to coin­vol­ge l’uomo: otte­ne­re qual­co­sa risul­ta costan­te­men­te più sem­pli­ce man mano che si veri­fi­ca­no velo­ciz­za­zio­ni come quel­le indi­ca­te. Man­te­ne­re vivi­do l’utile con­tri­bu­to di Flo­ri­di sarà van­tag­gio­so per il let­to­re duran­te le pagi­ne del volume.

Il pri­mo capi­to­lo del libro affron­ta la dif­fe­ren­za sostan­zia­le pre­sen­te tra il con­cet­to di pre­vi­sio­ne e quel­lo di deci­sio­ne. A tale sco­po, Chi­riat­ti ana­liz­za la que­stio­ne del­la coscien­za, da cui sca­tu­ri­sco­no ulte­rio­ri discus­sio­ni sul rap­por­to – sot­to mol­te­pli­ci aspet­ti asim­me­tri­co – fra uomo e mac­chi­na. Le argo­men­ta­zio­ni addot­te con­du­co­no a rifles­sio­ni sui pro­ces­si siste­mi­ci carat­te­riz­zan­ti del­la men­te uma­na. Il secon­do capi­to­lo affron­ta la pro­ble­ma­ti­ci­tà sot­te­sa alla dif­fu­sio­ne dell’IA stes­sa, sen­za per que­sto tra­scu­ra­re l’analisi dei rischi con­nes­si anche ad una fal­sa­ta inter­pre­ta­zio­ne di quest’ultima. La pro­spet­ti­va offer­ta inten­de non dele­git­ti­ma­re l’uomo rispet­to al suo ruo­lo di con­trol­lo, all’esigenza di com­pren­de­re e spie­ga­re. La que­stio­ne è ripre­sa nel ter­zo capi­to­lo, e arric­chi­ta da ulte­rio­ri con­si­de­ra­zio­ni riguar­dan­ti il tema del­la deci­sio­ne, del­la respon­sa­bi­li­tà, del­la reci­pro­ci­tà neces­sa­ria per uti­liz­za­re le mac­chi­ne sen­za cede­re alla ten­ta­zio­ne di per­der­si nell’apparente sem­pli­ci­tà ed effi­cien­za di solu­zio­ni rapi­de offer­te dall’esterno. La pre­vi­sio­ne si basa su dati e si rea­liz­za con­cre­ta­men­te nel­la velo­ci­tà di cal­co­lo, ma l’accettazione o meno del­la pre­vi­sio­ne stes­sa dipen­de dall’uomo. Non è det­to, dun­que, che da una pre­vi­sio­ne deb­ba deri­va­re una scel­ta che a essa sog­gia­ce. Il quar­to capi­to­lo si occu­pa poi del­la tra­sfor­ma­zio­ne dell’oggetto in sog­get­to, con un par­ti­co­la­re sguar­do ai poten­zia­li sce­na­ri futu­ri. Si evi­den­zia­no con­se­guen­ze poli­ti­che, eco­no­mi­che, socia­li, dipen­den­ti dall’evoluzione dell’intelligenza arti­fi­cia­le e dal pro­ce­de­re con­ti­nua­ti­vo degli algo­rit­mi, nel con­flit­to tra la cen­tra­liz­za­zio­ne dei pote­ri e la decen­tra­liz­za­zio­ne garan­te dell’autonomia indi­vi­dua­le. In que­sto qua­dro, la mag­gio­re cri­ti­ci­tà risie­de nel poten­zia­le uti­liz­zo stru­men­ta­le, erro­neo e amo­ra­le del­le nuo­ve tec­no­lo­gie. Il quin­to capi­to­lo si riflet­te nell’espressione “inco­scien­za arti­fi­cia­le”, la qua­le rias­su­me ade­gua­ta­men­te le rispo­ste deri­van­ti dal­le argo­men­ta­zio­ni ante­ce­den­ti. L’uomo non si ridu­ce all’IA ma comu­ni­ca con essa; ha la capa­ci­tà di deter­mi­nar­si e non è vin­co­la­to dai limi­ti che carat­te­riz­za­no un agen­te arti­fi­cia­le pri­vo di mora­li­tà e imma­gi­na­zio­ne. Le qua­li­tà dell’IA sono dif­fe­ren­ti da quel­le tipi­ca­men­te uma­ne, tra somi­glian­ze e con­trap­po­si­zio­ni; tale diver­si­tà strut­tu­ra­le è la for­za che ci contraddistingue.

Il libro di Mas­si­mo Chi­riat­ti ha il pre­gio fon­da­men­ta­le di trat­ta­re l’argomento dell’intelligenza arti­fi­cia­le con chia­rez­za comu­ni­ca­ti­va, non per que­sto tra­la­scian­do la valo­riz­za­zio­ne con­te­nu­ti­sti­ca e con­cet­tua­le che si addi­ce alla com­ples­si­tà del tema. Il testo offre ana­li­si e rifles­sio­ni che pos­so­no risul­ta­re acces­si­bi­li al let­to­re inte­res­sa­to, indi­pen­den­te­men­te dal­la sua cono­scen­za del tema. In tal sen­so, il libro adem­pie al suo sco­po divul­ga­ti­vo e all’appello di cui si fa por­ta­vo­ce, chia­ren­do la teo­ria ma non dimen­ti­can­do la pra­ti­ca, inter­pre­tan­do il pre­sen­te ma miran­do al futu­ro. Gli inter­ro­ga­ti­vi rice­vo­no rispo­ste, ma né gli uni né le altre si esau­ri­sco­no tra que­ste pagi­ne. L’invito a capi­re e agi­re si esten­de ben oltre; sareb­be, ad avvi­so di chi scri­ve, auspi­ca­bi­le acco­glier­lo per un con­trol­lo con­sa­pe­vo­le e ragio­na­to, un impe­gno indi­vi­dua­le e col­let­ti­vo, socia­le e isti­tu­zio­na­le. Vin­cen­zo Paglia, nel­la con­clu­sio­ne del­la post­fa­zio­ne, scri­ve infat­ti: «Su tali tema­ti­che è più che mai neces­sa­rio un dibat­ti­to aper­to, pub­bli­co, il più pos­si­bi­le lar­go ed infor­ma­to, che coin­vol­ga i gover­ni, le orga­niz­za­zio­ni sovra­na­zio­na­li, le reli­gio­ni, le orga­niz­za­zio­ni del­la socie­tà civi­le, uni­ver­si­tà e cen­tri cul­tu­ra­li. Insie­me dob­bia­mo dise­gna­re il futu­ro e la cono­scen­za e la con­sa­pe­vo­lez­za degli usi e del­le con­se­guen­ze del­le tec­no­lo­gie van­no resi evi­den­ti» (p. 125).

Scrit­to da  Bia­gio Cumina
Pan­do­ra Rivista