L’EVOLUZIONE DELLORGANIZZAZIONE DEL LAVORO ALLA OLIVETTI

 

 Gala­rio Gennaro 

-1979

L’EVOLUZIONE DELLORGANIZZAZIONE DEL LAVORO ALLA OLIVETTI, IN PARTCOLARE ALLO STABILIMENTO DI MARCIANIS

1) Le con­di­zio­ni che han­no pre­ce­du­to e pre­pa­ra­to l’evoluzione in corso.

Come ben sap­pia­mo la Socie­tà Oli­vet­ti, fu fon­da­ta nel 1908 dall’Ing. Camil­lo Oli­ve„ al qua­le suc­ces­se il figlio Adriano.
Sono note le cure date da Adria­no Oli­vet­ti, al dise­gno indu­stria­le: per tale impren­di­to­re il pro­fi­lo non era che con­di­zio­ne neces­sa­ria per crea­re nuo­vi pro­dot­ti, con alto valo­re d’uso nel tra5amento del­le infor­ma­zio­ni, valo­re che gli con­sen­tis­se una espan­sio­ne mul­ti­na­zio­na­le dell’Azienda.
Negli anni ’60 del 1900 le dimen­sio­ni del­la Oli­vet­ti, creb­be­ro note­vol­men­te, effe5uando mas­sic­ci inve­sti­men­ti in mez­zi di pro­du­zio­ne, nuo­vi sta­bi­li­men­ti sia all’estero che in Ita­lia; ma come si sa, si fece anche più inten­sa la con­cor­ren­za sul mer­ca­to del­le mac­chi­ne per ufficio.

La polii­ti­ca di inve­sti­men­ti con­ti­nua anche negli anni ‘70.

Nel perio­do 1969–1971 solo in Ita­lia ven­go­no fat­ti inve­sti­men­ti per cen­to miliar­di, per ade­gua­re gli impian­ti alle nuo­ve tec­no­lo­gie e alle nuo­ve pro­du­zio­ni, in par­ti­co­la­re vie­ne ristrut­tu­ra­to lo sta­bi­li­men­to di Poz­zuo­li e vie­ne costrui­to quel­lo di Marcianise.

Frat­tan­do l’area tec­no­lo­gi­ca nel­la qua­le l’Azienda ope­ra­va anda­va mutan­do: nel­le mac­chi­ne per uffi­cio la mec­ca­ni­ca era incal­za­ta dall’elelettronica, il patri­mo­nio di espe­rien­za azien­da­le nel cam­po diven­ta­va meno impor­tan­te men­tre l’elettronica evol­ve­va rapi­da­men­te.   I pro­dot­ti, cre­sce­va­no di nume­ro, si spe­cia­liz­za­va­no e sofi­sti­ca­va­mo mag­gior­men­te, si abbre­via­va la loro dura­ta su un mer­ca­to inten­sa­men­te con­te­so e dif­fi­cil­men­te prevedibile.

In par­ti­co­la­re gli indi­riz­zi prodt­ti­vi matu­ra­ti negli ulti­mi  anni sono i seguenti:

  • ridi­men­sio­na­men­to del­le pro­du­zio­ni tra­di­zio­na­li meno qualificate;
  • svi­lup­po del­le pro­du­zio­ni elet­tro­ni­che (cal­co­la­tri­ci scri­ven­ti, mini­com­pu­ters, mac­chi­ne da scri­ve­re, mac­chi­ne contabili),
  • svi­lup­po del­le pro­du­zio­ni di uni­tà peri­fe­ri­che dei cal­co­la­to­ri elet­tro­ni­ci; — svi­lup­po del set­to­re del Con­trol­lo nume­ri­co e del­la Robotica.

 

2) L’evoluzione dei montaggi

  1. A) I carat­te­ri tra­di­zio­na­li dei montaggi

Le offi­ci­ne di mon­tag­gio tra­di­zio­na­le era­no un siste­ma coe­ren­te, repli­ca­to in for­me stret­ta­men­te simi­li a tu, gli sta­bi­li­men­ti del grup­po Oli­vet­ti e quin­di per tut­ti pro­dot­ti Il model­lo era il siste­ma chiu­so pro­prio dell’Organizzazione Scien­ti­fi­ca del lavo­ro, con­sen­ti­to dal dise­gno dei pro­dot­ti, e dal­le con­di­zio­ni del mer­ca­to, appli­can­do le più avan­za­te meto­do­lo­gie pro­prie del taylorismo.

 

Le con­di­zio­ni di fab­bri­ca pro­dut­ti­ve e socia­li pos­so­no esse­re sinterizzate:

 

  1. I pro­dot­ti, tra­di­zio­na­li con­si­ste­va­no essen­zial­men­te in lun­ghe cate­ne cine­ma­ti­che inte­gra­te. Divi­den­do tali cate­ne sul­la linea di mon­tag­gio, su ogni sta­zio­ne di que­sta – di dura­ta iden­ti­ca- veni­va­no a tro­var­si par­ti spa­zial­men­te con­ti­gue di cate­ne cine­ma­te che diver­se, sen­za rela­zio­ne imme­dia­ta. La logi­ca del pro­dot­to non pote­va esse­re ritro­va­ta nel­le sin­go­le sta­zio­ni: il mon­ta­to­re assem­bla­va pez­zi con­ti­gui come se col­le­gas­se vici­no paro­le di fra­si diver­se, sen­za un sen­so comune.
  2. I pro­dot­ti, ave­va­no lun­ghi anni di vita sul mer­ca­to e le pre­vi­sio­ni di mer­ca­to era­no affi­da­bi­li, si pote­va pro­dur­re in quan­ti­tà costan­te su linee che assi­cu­ra­va­no la rego­la­ri­tà quantitativa.
  3. Il pro­ces­so di mon­tag­gio era la lun­ga sequen­za con­ca­te­na­ta, il con­trol­lo avve­ni­va alla fine di un cer­to nume­ro di fasi.
  4. L’organizzazione era affi­da­ta sul­la divi­sio­ne del­le fun­zio­ni: pro­du­zio­ne e con­trol­lo era­no sepa­ra­te; l’alimentazione era ester­na alla linea; ciclo, meto­do e tem­po di mon­tag­gio era­no stabili7 pri­ma del­la mes­sa in pro­du­zio­ne del prodotto.
  5. Gli ope­rai mon­ta­to­ri lavo­ra­va­no su pos7 con­ca­te­na­ti, sepa­ra­ti da un “pol­mo­ne” di alcu­ne mac­chi­ne mes­se per con­sen­ti­re agli ope­rai una reci­pro­ca liber­tà di rit­mo (que­sto sul­le linee a spin­ta). Per le linee cinema7che, non esi­ste­va il “pol­mo­ne”, i cicli era­no bre­vis­si­mi (cir­ca 30”). Lun­go la linea e a fine linea com­pa­ri­va­no i pos7 per i con­trol­lo­ri e i ripa­ra­to­ri. A fian­co del­le linee nor­ma­li c’era una linea di “sos7tu7”, capa­ci di mon­ta­re più fasi, che sos7tuivano gli ope­rai assen7 o che momen­ta­nea­men­te si assen­ta­va­no dal­la linea.
  6. Il lavo­ro era sem­pli­ce, ripe77vo, pri­vo di sen­so com­piu­to, e que­sta stes­sa mono­to­nia del lavo­ro, il ripe­te­re sem­pre gli stes­si ges7 por­ta­va all’alienazione del lavo­ro. Va rile­va­to che gli ope­rai ave­va­no tu5avia un lavo­ro essen­zial­men­te diver­so a secon­da che faces­se­ro ope­ra­zio­ni di mon­tag­gio o di rego­la­zio­ni; sul­le linee, infa„ oltre all’assemblaggio si face­va­no anche le regolazioni.
  7. Il per­so­na­le era in mag­gior par­te non qua­li­fi­ca­to, gli ope­rai rice­ve­va­no un co,mo colle,vo per la qua­li­tà for­ni­ta ed “un pre­mio di uni­for­mi­tà” per la quan7tà for­ni­ta. L’addestramento avve­ni­va essen­zial­men­te per imi­ta­zio­ne del lavo­ro di un ope­ra­io esperto.

 

 

  1. B) Le con­di­zio­ni che han­no reso pos­si­bi­le la tra­sfor­ma­zio­ne dei montaggi.

   

    E’ bene accen­na­re pri­ma a que­ste con­di­zio­ni e poi descri­ve­re come si pre­sen­ta­no i nuo­vi tipi di mon­tag­gio; que­ste con­di­zio­ni si pos­so­no così articolare:

  1. Nei nuo­vi pro­dot­ti, il cal­co­lo è elet­tro­ni­co e non più mec­ca­ni­co ed i mec­ca­ni­smi for­ni­sco­no l’input alla par­te ele5ronica e stam­pa­no l’output del cal­co­lo. Le par­ti mec­ca­ni­che svol­go­no fun­zio­ni reci­pro­che ed auto­no­me, pos­so­no esse­re mon­ta­te e col­lau­da­te sepa­ra­ta­men­te pri­ma di veni­re assem­bla­te.Il livel­lo di mec­ca­niz­za­zio­ne del­le ope­ra­zio­ni di mon­tag­gio è dimi­nui­to, per il pas­sag­gio di ope­ra­zio­ni mec­ca­ni­che ad una qua­li­tà net­ta­men­te supe­rio­re e ciò per l’abbreviato tem­po di vita del pro­dot­to che con­si­glia di con­te­ne­re la mec­ca­niz­za­zio­ne di montaggio.
  2. Sui mon­tag­gi tra­di­zio­na­li, la com­po­si­zio­ne del­la mano­do­pe­ra era diven­ta­ta costo­sa per l’aumento di ope­rai “indi­ret­ti,” qua­li­fi­ca­ti (con­trol­lo­ri e ripa­ra­to­ri). Arric­chen­do il lavo­ro degli ope­rai “diret­ti,” si pos­so­no rispar­mia­re quel­li indi­ret­ti,: que­sto rispar­mio si con­trap­po­ne in pic­co­la par­te alla qua­li­fi­ca­zio­ne dei diret­ti, e al tem­po richie­sto dall’addestramento; inol­tre, men­tre nei nuo­vi pro­dot­ti, aumen­ta l’incidenza del costo dei mate­ria­li sul costo tota­le di pro­du­zio­ne, dimi­nui­sce l’incidenza su que­sto costo del­le ope­ra­zio­ni di montaggio.

 

  1. C) Uni­tà di mon­tag­gio (iso­la).

     L’isola di mon­tag­gio ha una strut­tu­ra assi­mi­la­bi­le ad un cer­chio sul­la cui cir­con­fe­ren­za sono dispo­sti  i mon­tag­gi dei grup­pi fun­zio­na­li, ed al cen­tro l’assemblaggio finale. 

I carat­te­ri essen­zia­li del nuo­vo mon­tag­gio sono:

  1. L’officina di mon­tag­gio è divi­sa in “uni­tà inte­gra­te” o “modu­li” (che sono sta­ti  chia­ma­ti iso­le), cia­scu­na del­le qua­li mon­ta­ti, con­trol­la e ripa­ra il prodo5o com­ple­to. Le pos­si­bi­li varia­zio­ni di qua­li­tà di pro­du­zio­ne sono otte­ni­bi­li con l’addizione o sot­tra­zio­ne di modu­li anzi che con quel­le di inte­re linee a fasi bre­ve con mol­ti operai.
  2. Ogni modu­lo è arti­co­la­to nei mon­tag­gi dei grup­pi fun­zio­na­li del­la mac­chi­na, nell’assemblaggio fina­le dei grup­pi, nell’alimentazione e nel mon­tag­gio del­la car­roz­ze­ria. Cin­que ope­rai inte­gra­to­ri cono­sco­no tut­ti i lavo­ri, un ripa­ra­to­re inter­vie­ne sui dife, che non dipen­do­no dai mon­ta­to­ri. Il capo­squa­dra deve equi­li­bra­re il tu5o, tenen­do pre­sen­te l’alta auto­no­mia reci­pro­ca degli ope­rai adde, ai lavori.
  3. Il pro­ces­so com­por­ta l’integrazione del­la pro­du­zio­ne, del con­trol­lo, del­la ripa­ra­zio­ne, dell’alimentazione, effet­tua­te dal­lo stes­so ope­ra­io e diret­ta dal capo. Il col­lau­do è imme­dia­to e tale è il feed-back all’operaio.
  4. A secon­da del­la par­te del pro­dot­to, il ciclo di lavo­ro dura 10’, 15’ o 30’; ogni ope­ra­io ha lavo­ri di mon­tag­gio e di rego­la­zio­ni. Il lavo­ro ha sen­so com­piu­to, è abba­stan­za varia­to, è com­ple­ta­to dal con­trol­lo, effet­tua­to dal­lo stes­so ope­ra­io e dall’eventuale ripa­ra­zio­ne. Gli ope­rai sono retribui7 per il ren­di­men­to col­let­ti­vo, sono qualificati.
  5. Ridu­zio­ne del­la occu­pa­zio­ne per eli­mi­na­zio­ne degli indiretti,e una mag­gio­re satu­ra­zio­ne all’interno del ciclo. Uti­liz­za­zio­ne del­la nuo­va orga­niz­za­zio­ne per una inten­si­fi­ca­zio­ne dei rit­mi: si modi­fi­ca il tra­di­zio­na­le grup­po omo­ge­neo, spez­zan­do la rigi­da inter­di­pen­den­za tra i lavo­ra­to­ri, spo­stan­do la produ,vità dal grup­po al sin­go­lo lavoratore.

3)  Le tra­sfor­ma­zio­ni allo sta­bi­li­men­to di Mar­cia­ni­se (CE).

Lo sta­bi­li­men­to di Mar­cia­ni­se ha subi­to tu5e le tra­sfor­ma­zio­ni del lavo­ro fino ad ora descri5e, ma pur­trop­po era il così de5o “cimi­te­ro degli ele­fan­ti”, in quan­to ogni prodo5o obso­le­to e desti­na­to a scom­pa­ri­re dal mer­ca­to era desti­na­to allo sta­bi­li­men­to di Marcianise. 

Il per­ché di ciò è faci­le da intui­re, lo sta­bi­li­men­to fu costrui­to negli anni del boom ed era desti­na­to ad assor­bi­re mano­do­pe­ra per 5 mila lavo­ra­to­ri e pro­dur­re le lavo­ra­zio­ni tra­di­zio­na­li; con il modi­fi­car­si del­la richie­sta di mer­ca­to ciò non fu più possibile.

L’Olivetti, bloc­cò le assun­zio­ni al nume­ro di cir­ca 1200 dipen­den­ti, di que­sti ben 300 era­no sta­ti assun­ti per lo sta­bi­li­men­to di Poz­zuo­li e poi trasferiti“di peso” a Marcianise.

Ed ecco quin­di, per non crea­re con­flit­tua­li­tà e mal­con­ten­to fra gli addet­ti, a que­sto sta­bi­li­men­to, dava loro il “con­ten­ti­no” invian­do in lavo­ra­zio­ne pres­so di esso quei pro­dot­ti, citati

Le insi­sten­te  richie­ste dei lavo­ra­to­ri di otte­ne­re un pro­dot­to che des­se  più garan­zie, han­no indot­to la Oli­vett, a spo­sta­re pres­so que­sto sta­bi­li­men­to una sua con­so­cia­ta: la OCN (Oli­vet­ti Con­trol­lo Nume­ri­co) S.p.A., la qua­le pro­du­ce mac­chi­ne uten­si­li a con­trol­lo nume­ri­co. Ha altre­sì instal­la­to pres­so lo sta­bi­li­men­to di Mar­cia­ni­se una nuo­va con­so­cia­ta; OSAI S.p.A., che costrui­sce robo­ts industriali.

Per­ché quest­ti pro­dot­ti, sono sta­ti inse­ri­ti nel­la pro­du­zio­ne del­lo sta­bi­li­men­to di Mar­cia­ni­se e non altro­ve? La rispo­sta è faci­le, per­ché l’età media dei lavo­ra­to­ri è cir­ca di 35 anni; si sono otte­nu­ti finan­zia­men­ti dal­la Casmez e dal­la Regio­ne, si è evi­ta­ta ogni conflittualità.

Il nuo­vo pro­dot­to ha, a det­ta del­la azien­da, lun­ga vita, il suo mer­ca­to prin­ci­pa­le sono i Pae­si dell’Est Europeo.

Venia­mo ora alle tra­sfor­ma­zio­ni acca­du­te in segui­to alla riconversione:

  1. Mag­gio­re qua­li­fi­ca­zio­ne degli ope­rai: il livel­lo mini­mo è il 4°, ma in bre­ve tut­ti, rag­giun­ge­ran­no come mini­mo il 5°.
  2. Ristrut­tu­ra­zio­ne tota­le dei meto­di di lavo­ra­zio­ne, dal­la mec­ca­ni­ca tra­di­zio­na­le a quel­la di pre­ci­sio­ne, si lavo­ra con tol­le­ran­ze di pochi mil­le­si­mi di millimetro.
  3. Si crea, con que­sto tipo di lavo­ra­zio­ne, un con­nu­bio indi­vi­dua­le uomo-mac­chi­na e sono abo­li­te lavo­ra­zio­ni ripettive,
  4. A livel­lo di offi­ci­na di pro­du­zio­ne sono sta­te intro­dot­te alcu­ne mac­chi­ne mol­to sofi­sti­ca­te ed alta­men­te pre­ci­se, qua­li tor­ni a con­trol­lo nume­ri­co, rtti­fi­che, fre­sa­tri­ci e den­ta­tri­ci, sul­le qua­li però l’operaio non è spersonalizzato.
  5. Per quan­to riguar­da l’officina di mon­tag­gio, il cot­ti­mo tra­di­zio­na­le è del tut­to scom­par­so, si par­la di ore di cot­ti­mo e non più, nel­le pre­vi­sio­ni più o,mali, di minu­ti. L’operaio mon­ta­to­re assem­bla par­ti mol­to com­ples­se e si lavo­ra a squa­dre di un mini­mo due ope­rai cia­scu­na, ed ogni lavo­ro è affi­da­to alla perf­fet­ta com­pe­ten­za dell’operaio.
  6. Sono del tut­to scom­par­se le linee e le isole.
  7. E’ nato l’indotto al Sud per que­sto nuo­vo tipo di produzione.

4)  Con­si­de­ra­zio­ni finali

Per quan­to riguar­da le valu­ta­zio­ni pura­men­te tec­ni­che si pos­so­no for­mu­la­re già alcu­ne sicu­re valutazioni:

  1. La qua­li­tà del lavo­ro è altis­si­ma. Rara­men­te i difet­ti, sono impu­ta­bi­li al lavo­ro dell’operaio. La mag­gio­re qua­li­fi­ca­zio­ne com­por­ta sala­ri più alti, ma lo stes­so si rispar­mia la mano­do­pe­ra indiretta.
  2. Per quan­to riguar­da dire5amente le per­so­ne, è sta­to innan­zi­tut­to pro­va­to che gli ope­rai di sco­la­ri­tà anche ele­men­ta­re sono capa­ci di appren­de­re nuo­vi tipi di lavo­ra­zio­ni, anche se più com­ples­si e delicati.

La moti­va­zio­ne ad appren­de­re un lavo­ro a sen­so com­piu­to e soprat­tut­to la moti­va­zio­ne alla cono­scen­za del­la mac­chi­na è gene­ra­le, si fa espe­rien­za dell’abilità per­so­na­le nel­lo svol­ge­re un lavo­ro com­ples­so ma orien­ta­to dal­la cono­scen­za. La capa­ci­tà e l’interesse ad un lavo­ro più impe­gna­ti­vo sono risul­ta­ti così dif­fu­si da dis­si­pa­re ogni riser­va in pro­po­si­to alla riu­sci­ta dell’OCN al Sud.

In que­ste con­di­zio­ni, la fati­ca appa­re il feno­me­no fisio­lo­gi­co che scom­pa­re con il ripo­so. Nei col­lo­qui avu­to con i col­le­ghi, per veri­fi­ca­re il modo in cui era vis­su­to il nuo­vo tipo di lavo­ro, il tema del­la ten­sio­ne ner­vo­sa, del­la fru­stra­zio­ne, dei distur­bi fun­zio­na­li, ecc., in altre paro­le l’alienazione non com­pa­ri­va spon­ta­nea­men­te, ed alla nostra doman­da di veri­fi­ca si con­fer­ma­va che la fati­ca indo5a dal lavo­ro non era né peno­sa né cronicizzata.

Tut­to ciò fa pre­ve­de­re una lun­ga dura­ta degli ope­rai sia sul­le mac­chi­ne che al mon­tag­gio e si spie­ga anche per­ché l’assenteismo è qua­si dimezzato.

 

A5ualmente* l’OCN pro­du­ce le seguen7 macchine:

  • Auc­tor, con cam­bio manua­le dell’utensile.
  • Mul­tiauc­tor, con cam­bio auto­ma­ti­co di 12 uten­si­li, 4 assi controllati.
  • Mul­tiac­tor 3, con cam­bio auto­ma­ti­co di 20 uten­si­li ed Uni­tà di gover­no capa­ce di con­trol­la­re fino a 5 assi ( 3 linea­ri e 2 rotaìtivi).
  • Hori­zon 4, con cam­bio automa7co dell’utensile, magaz­zi­no di 30+ 1 uten­si­li, con­trol­lo con7nuo su 5 assi.
  • Linea Inspec­tor, mac­chi­ne di con­trol­lo a con­trol­lo numerico.

 

Nota * si tra5ava del 1979; que­sta è la riscrit­tu­ra del­la tesi­na ori­gi­na­le che il sot­to­scrit­to pre­sen­tò nel luglio 1979 in sede di sedu­ta di lau­rea in aggiun­ta alla tra­di­zio­na­le tesi.

Oggi feb­bra­io 2025 

      

 

Note aggiun­te 

Que­sta tra­scri­zio­ne è sta­ta sopra­tut­to fa5a per dona­re una copia al Museo Oli­vet­ti„ insie­me alla foto­co­pia dell’originale del­la copia del­la tesi­na con­se­gna­ta alla Facol­tà di Eco­no­mia e Com­mer­cio di Napo­li, nel luglio 1979.

Tut­te quel­le dedu­zio­ni rosee ed o,mistiche cir­ca il futu­ro del­lo sta­bi­li­men­to di Mar­cia­ni­se sono sta­te smen­ti­te dagli avve­ni­men­ti che han­no por­ta­to la strut­tu­ra al deca­di­men­to e alla chiu­su­ra di tut­te le fab­bri­che col mar­chio Oli­vet­ti,. Ma la nostra sarà sem­pre una Fami­glia, fin quan­to sare­mo su que­sta terra!