Gli ex dipendenti della storica Olivetti di Marcianise si concentrano davanti al fatiscente ingresso dell’azienda non solo per una cosiddetta rimpatriata, ma soprattutto per sollecitare ed accelerare l’iter intrapreso dalla soprintendenza a riconoscere l’interesse culturale degli immobili da anni abbandonati da chi li ha ereditati: Massimo Pugliese ex padron dell’Avellino Calcio.
L’incontro organizzato spontaneamente sui siti social ha visto la partecipazione un numero considerevole di persone oramai tutti incanutiti ma con lo spirito pioneristico intriso di gioventù. A tutti l’amarezza nel cuore per l’abbandono in cui versa uno degli stabilimenti all’avanguardia nel mondo dove sono stati costruite macchine a controllo numerico e sono stati progettati i primi robot manifatturieri. Una tecnologia che anticipava di moltissimi anni quella americana e giapponese.
Tutte le categorie delle maestranze erano presenti da qualche dirigente ai capi squadra, addetti agli uffici amministrati, operai qualificati e comuni.
Sta di fatto che l’ultimo misfatto trovato e quello del cambio di nome della strada prospicente allo stabilimento da via Tevernetta delle origini a Via Giovanni Agnelli. Un affronto grave che dimostra come la superficialità di chi al Comune è addetto alla toponomastica e che non conosce la storia industriale del paese Italia.
Da tutti è conosciuto la freddezza dei rapporti degli Agnelli con Adriano Olivetti, che accusavano l’azienda di Ivrea di avere dei salari molti alti e servizi sociali all’avanguardia che venivano presi a riferimento dai sindacati Fiat. Inoltre, quando nel 1963 la Olivetti ebbe una crisi finanziaria Vittorio Valletta direttore generale della fabbrica automobilistica torinese che partecipò al risanamento, pretese che l’azienda cedesse alla General Electric tutto il settore elettronico e l’informatica.
Motivi quindi per non mettere il nome Agnelli ad una strada che ha visto sorgere in Terra di Lavoro uno dei primi insediamenti produttivi ci sono tutti.
Anche gli industriali della zona sono dello stesso parere. “Condivido la rabbia degli olivettiani – ha commentato il dott. Rosario Bellepede responsabile del settore trasporti di Confindustria Caserta con la sede della sua azienda nella famigerata via Giovanni Agnelli – per anni la Olivetti ci ha dato lavoro ed ora vedere che il nome Agnelli non quello della Olivetti compare sulla posta che ci arriva, sembra un’offesa ai Marcianisani e a chi ha sviluppato questa zona.”
Una soluzione arriva dal coordinatore del Museo Olivetti di Caserta Mauro Nemesio Rossi:
“Di strade intestate ad Adriano Olivetti ci sono molte in Italia — ha commentato – quello più penalizzato dagli Agnelli non fu tanto Adriano ma il figlio Roberto morto all’età di 57 anni. Fu lui ad avviare il settore elettronico e far nascere in Italia aziende di calcolatori e quelle per la costruzioni di semiconduttori. Inoltre cambiare un nome ad una strada risulta burocraticamente complicato e lungo. Davanti all’ingresso dello stabilimento esiste un ampio spazio, quasi una piazza la potrebbe essere messa un’indicazione con la scritta “Largo Roberto Olivetti industriale”. E’ un appello che rivolgo al sindaco di Marcianise Trombetta in modo da riparare degnamente al malfatto.”
Per quanto riguarda il vincolo della soprintendenza molto si deve alla facoltà di Architettura che ha sempre studiato e valorizzato il manufatto e all’architetto Mariano Nuzzo che hanno visto nella realizzazione dell’opera di una committenza illuminata e progettisti illustri quali Marco Zanuso ed Eduardo Vittoria. Pertanto la struttura rientra tra le opere di architettura contemporanea di particolare valore testimoniale per la storia della tecnica, fortemente rappresentativo dell’industria del tempo, il cui interesse culturale è particolarmente importante.
Caserta 28 settembre 2024.