Ottiero Ottieri, un gatto etrusco nel partito socialista Un percorso nella Storia del PSI nel centenario della nascita e nel Padre
di
Claudia Bonsi
Dalle letture giovanili ai bilanci della maturità, affidati alla Storia del PSI nel centenario della nascita e al Padre
(1993), si dipana un filo rosso che permette di impostare un discorso sul senso del politico in Ottiero Ottieri, mai disgiunto dalla tensione conoscitiva per l’animo umano e per il suo plasmarsi (e piegarsi) assecondando la forma delle figure di riferimento, prendano esse le sembianze impersonali di un partito o le fattezze concrete dei padri, biologici e morali. Storia del PSI nel centenario della nascita, ovvero come disattendere le aspettative suggerite dal titolo. Nel lungo poemetto eponimo in lasse narrative, pubblicato per i tipi di Guanda nel 1993 e mai più ristampato, Ottiero Ottieri approfitta della contingenza dell’anniversario del partito fondato da Turati non per proporre una rassegna evenemenziale a partire dalla sua fondazione, ma per fornire uno spaccato sincronico di una parabola nazionale non propria-mente gloriosa, e soprattutto per fare i conti con il proprio senti-mento del politico, con quella grazia ironica, imbrigliata e allo stesso tempo liberata dall’irregolarità della forma metrica, cui da tempo aveva abituato il suo lettore.