di Ludovico Fontana
Nato a Vicenza nel 1942 e oggi residente a Ivrea, ha fatto parte della squadra che ha realizzato la Programma 101, il primo personal computer nella storia che è stato utilizzato anche dalla Nasa per lo sbarco sulla Luna. Un aggeggio da scrivania di 30 chili di peso che all’epoca venne definito «minicomputer», che fu ideato e costruito praticamente nell’indifferenza del resto della Olivetti, e il cui potenziale fu capito solamente quando fu presentato a una fiera di settore a New York nel 1965. Lì si accorsero che la storia era cambiata, che era finalmente nato quel desktop computer che «potremo vedere in ogni ufficio prima di avere due macchine in garage», come profetizzò il New York Journal-American in uno stracitato articolo sulla P101 nel 1965.
Quella storia era stata raccontata in un libro dall’ideatore della P101, Pier Giorgio Perotto, nel 1995, ma non destò troppa attenzione. Nel 2002 nacque a Ivrea il museo-laboratorio dedicato alla memoria del progettista Olivetti Natale Capellaro (che credette fortemente nella P101), e Garziera cominciò a collaborare con loro. Poi, nel 2011, esce il documentario Quando Olivetti inventò il pc di Alessandro Bernard e Paolo Ceretto; viene trasmesso anche da History Channel , e la storia ricomincia a essere raccontata. Perotto è morto nel 2002, così sono gli altri due componenti della squadra, Giovanni De Sandre e, appunto, Gastone Garziera, a portare la loro testimonianza.
Garziera, perito elettrotecnico, comincia a lavorare in Olivetti a 19 anni, nel 1961, un anno dopo la morte di Adriano Olivetti. Presto entra nella squadra di Pier Giorgio Perotto per realizzare un nuovo calcolatore (su incarico di Roberto Olivetti, figlio di Adriano). «Lo avevamo definito “personal minicomputer”, perché era l’unica alternativa ai grossi calcolatori — spiega Garziera —. «All’epoca esistevano solo piccoli calcolatori meccanici oppure grossi calcolatori elettronici che occupavano intere stanze all’interno di capannoni con l’aria condizionata, dove lavoravano squadre di programmatori, e i risultati dei problemi di calcolo arrivavano dopo mesi». L’intuizione fu quella allora di fare in modo che tutti potessero fare questi calcoli. La Perottina — così veniva chiamata in azienda in onore al capoprogetto — disponeva di un linguaggio di programmazione alfanumerico, una memoria interna, un sistema di salvataggio dati su nastri magnetici (gli antesignani del floppy disk) e una piccola stampante.
La particolarità della storia è che la squadra fu a un certo punto «salvata» dalla vendita della divisione elettronica della Olivetti alla General Electric, che non era interessata a quel progetto («avevano una visione diversa del futuro dei calcolatori», spiega Garziera). Così il gruppo rimase a Ivrea e continuò a lavorare, ormai isolato, al minicomputer. In azienda si erano quasi dimenticati di loro e di quell’oggetto misterioso che, all’epoca, era unico.
La presentazione ufficiale della P101 si tenne nel 1965 a New York, in occasione di una fiera internazionale. Garziera realizzò un programma per calcolare l’ammortamento che fece subito capire le potenzialità del computer per le piccole aziende. Il successo della P101 fu straordinario: dal 1966 al 1971 furono venduti 44 mila esemplari, principalmente negli Stati Uniti, al prezzo di 3200 dollari ciascuno. «Abbiamo aperto un mercato che allora non esisteva e abbiamo svegliato tutta la concorrenza», ha detto una volta Gianluigi Gabetti, presidente della Olivetti Corporation of America fino al 1971. E la concorrenza (americana) si scatenò, surclassando i successivi prodotti Olivetti. La quale non stette al passo a causa di «errori tattici e strategici» (come scrivono Mario Citelli ed Elserino Piol nel libro L’Olivetti dopo Adriano , appena pubblicato da Guerini).
Garziera continuerà a lavorare in Olivetti, seguendo come dirigente per diversi progetti della divisione Ricerca e Sviluppo. Fino alla pensione, alla sua riscoperta della pittura e alla riscoperta (in Italia) della Perottina.