Cosa pensano gli studenti dopo al visita a Villa Vitrone
Lo scorso novembre, io e i miei compagni di scuola abbiamo avuto modo di visitare un luogo poco noto alla nuova generazione casertana ma che al suo interno contiene qualcosa dal valore inestimabile: sto parlando di Villa Vitrone, il magnifico palazzo in stile liberty situato in via Fulvio Renella, non molto distante dal Monumento ai Caduti di via Unità d’Italia.
Questo “piccolo grande gioiello” si deve a Giuseppe Vitrone, un casertano della metà dell’Ottocento che partì per il Brasile in cerca di fortuna. Una volta giunto in Sudamerica, egli riuscì a farsi spazio nel campo dell’edilizia, diventando un costruttore dalle mille velleità. Però, quando la repubblica sostituì la monarchia in Brasile, Vitrone decise di rientrare a Caserta. Fu proprio in quegli anni che l’uomo, dopo aver accumulato abbastanza ricchezza da poter finanziare nuovi progetti, decise di costruire una sfarzosissima villa a via Napoli, attuale via Renella, dandole il nome di Villa Caterina, in onore della madre.
Villa Vitrone racchiude il Polo Culturale della Provincia di Caserta, ospitando la Biblioteca Provinciale e il Museo dinamico della tecnologia “Adriano Olivetti”. Con quest’ultimo, questa particolare mediateca permette non solo di visitare l’esposizione di macchine da scrivere risalenti al secolo scorso, ma anche di riflettere sulla rapidità dell’evoluzione tecnologica.
La maggior parte degli strumenti esposti sono di costruzione Olivetti e sono suddivisi in quattro sezioni: scrittura (macchine per scrivere), calcolo (macchine da ufficio e apparati e calcolatori per calcolo scientifico), fotografia e comunicazione (radio e tv). Oltretutto, alcuni di questi oggetti possono essere provati e analizzati da vicino, garantendo al visitatore un’esperienza molto più interattiva.
Durante la visita non ho potuto non notare degli strumenti che hanno poi rivelato storie alquanto particolari, come l’antica macchina russa Underwood, che prende il nome dall’omonima azienda e che ha avuto un forte impatto sulla storia del Novecento (le macchine Underwood nel corso della seconda guerra mondiale vennero distrutte per usarne il metallo a scopi di produzione bellica); oppure la macchina Olivetti “Valentin”, progettata nel 1968 e lanciata sul mercato il 14 febbraio dell’anno successivo, la cui principale caratteristica è il suo design rosso sgargiante.
In una città apparentemente abbandonata a se stessa e priva di stimoli, si nascondono dunque luoghi ricchi di cultura, rivolti alle nuove generazioni e a tutti coloro che sono alla ricerca di innovazione. Grazie a questa visita ho avuto modo di capire che Caserta non è solo quello che tutti crediamo, cioè la Reggia, il borgo di Caserta Vecchia e strade tra edifici fatiscenti, ma anche tanto altro. Perciò consiglio a tutti di visitare questo palazzo almeno una volta nella vita.
Nicola Santonastaso
Studente Giordani Caserta
Caserta Dicembre 2023