Una bomba contro l’automobile del direttore della Olivelli di Pozzuoli Nè danni nè vittime — Indagini nell’ambiente dei pescatori Napoli, 26 ottobre. (c. g.)
Una bomba è stata lanciata contro l’automobile del direttore dello stabilimento Olivetti di Pozzuoli, ing. Alcide Ferrera. L’attentato (essendo caduto l’ordigno lontano dal mezzo non ha causato nè vittime nè danni) è avvenuto alle 19,40 di ieri lungo la Domiziana mentre l’ingegnere usciva In macchina dall’ingresso centrale dell’edificio. Il turno ordinario di lavoro delle maestranze termina alle 17,30 e poi vi è un turno supplementare straordinario che finisce alle 19,30. E’ dopo la cessazione completa del lavoro nei vari reparti che l’ìng. Ferrera usciva come ogni sera per recarsi a casa.
Le dichiarazioni fatte ai carabinieri che svolgono le indagini sono diverse. Secondo l’ingegner Ferrera un uomo nascosto dietro un muricciolo all’altezza di una via laterale che scende verso degli orti e di là al mare fino al cantieri Ansaldo, avrebbe lanciato l’ordigno dileguandosi nella sottostante campagna. Il suo autista ha invece detto di avere avuto l’impressione che si trattasse non di una bomba lanciata, ma di un congegno esplosivo a miccia posto al centro della via e acceso pochi minuti prima che la macchina uscisse dal cancello. La perizia compiuta dai tecnici della direzione di artiglieria propende per la bomba a involucro non metallico; si potrebbe trattare di un grosso micidiale petardo usato dai pescatori di frodo. E’ infatti nell’ambiente degli artificieri e dei pescatori che i carabinieri stanno concentrando le indagini. La bomba deflagrando ha aperto un grosso buco nell’asfalto, il che prova, a giudizio dei periti, che l’auto sarebbe stata ridotta in brandelli se il tiro fosse stato solo un poco più preciso. L’ingegnere ha dichiarato di avere ricevuto in questi giorni alcune lettere minatorie.
27 ottobre 1955:
Dal Libro Donnarumma all’assalto
Ora di fronte a Donnarumma, che “raffigura la falla” di quell’utopia e del “sogno di Adriano”, l’intellettuale Ottieri si trova disarmato e non sa più cosa fare, si trova a raccontare un personaggio estraneo radicalmente all’organizzazione e alla ragione.
In “Tempi stretti”, altro documento di vita italiana scritto da Ottieri, le operaie non mettono in discussione l’organizzazione industriale, ma soltanto gli eccessi di prevaricazione. Donnarumma, invece (e questo vale per il Donnarumma puteolano e per il Donnarumma milanista) secondo Ottieri rappresenta l’estraneità totale al sistema; il dramma individuale diventa alla fine conflitto, un dramma collettivo.
Intanto ritorno in me e mi riapproprio dello spazio tempo che va di nuovo a coincidere con lo spazio luogo; e che luogo. Mi soffermo vicino al vecchio ingresso della fabbrica modello che doveva apparire come un castello di vetro, fluorescente ma di luci fredde, emanate dai neon di cui era piena, e che gli abitanti della costa e i pescatori vedevano così irraggiungibile da ogni punto del golfo.
Proprio presso quest’ingresso, in cui ora mi ritrovo, accadde un episodio di cronaca; l’esplosione di una bomba-carta contro l’auto dell’Ing. Ferrera, avvenuta realmente davanti allo stabilimento Olivetti il 25 ottobre 1955 [8].
Lo scoppio, come riportato da vari quotidiani e come annota Ottiero Ottieri, determina, pur in assenza di prove, l’arresto di Donnarumma, al secolo Giuseppe Ercole, che ha agito con forza istintiva e con slancio quasi animalesco.
In cuor suo crede d’aver diritto a lavorare.