L’impegno di Adriano Olivetti per la pace e per una nuova società (1942 – 1943)

 

 
Di Giu­sep­pe Silmo
 
L’antefatto
Nel mese di ago­sto, è com­par­so su Face­book un Post inti­to­la­to: “Gli Sta­ti Uni­ti uti­liz­za­ro­no Oli­vet­ti come pedi­na: era diven­ta­to trop­po sco­mo­do.” (Pro­dot­to da “Radio Radio”). La rete pro­du­ce pro­gram­mi con il tito­lo La veri­tà die­tro i gio­chi di pote­re, rive­lan­do pre­sun­te veri­tà, con rico­stru­zio­ni sto­ri­che asso­lu­ta­men­te discutibili.
Non vor­rei sof­fer­mar­mi sul­la nar­ra­zio­ne sto­ri­ca­men­te fan­ta­sio­sa e con­fu­sa degli avve­ni­men­ti e del­le per­so­ne coin­vol­te, ma vor­rei con­cen­trar­mi su quan­to riguar­da Adria­no Oli­vet­ti, tira­to in bal­lo stra­vol­gen­do­ne com­ple­ta­men­te l’operato, le sue fina­li­tà e i suoi rap­por­ti con gli Sta­ti Uni­ti e la Gran Bretagna.
Il perio­do storico
Innan­zi­tut­to, è il caso di fare un po’ di chia­rez­za sul perio­do sto­ri­co di cui parliamo.
Feb­bra­io 1943, la guer­ra vol­ge male per l’Asse: la bat­ta­glia di El Ala­mein è ter­mi­na­ta il 5 novem­bre 1942 con la scon­fit­ta dei tede­schi e degli ita­lia­ni. La bat­ta­glia di Sta­lin­gra­do, il pun­to mas­si­mo dell’avanzata tede­sca, è ter­mi­na­ta il 2 feb­bra­io, con la resa degli ulti­mi repar­ti tede­schi (Von Pau­lus si è arre­so il 31 gennaio).
Adria­no, già da tem­po, ave­va capi­to che la guer­ra sareb­be sta­ta per­sa, per l’esattezza dall’attacco di Pearl Har­bour del 7 dicem­bre 1941 e con l’ingresso in guer­ra degli Sta­ti Uni­ti, di cui cono­sce bene il poten­zia­le industriale.
Per capi­re l’attività di Adria­no nell’opposizione atti­va e appas­sio­na­ta al fasci­smo, a par­ti­re, come vedre­mo, dall’estate del 1942 e in un cre­scen­do nei pri­mi mesi del 1943, occor­re chia­ri­re pri­ma la posi­zio­ne di Adria­no ver­so il fasci­smo stes­so. Infat­ti, in un testo recen­te di Pao­lo Bric­co, la sua posi­zio­ne è sta­ta ogget­to di com­ple­to ribal­ta­men­to rispet­to a tut­ta la sto­rio­gra­fia ormai ampia­men­te consolidata.
La figu­ra di Adriano
Nel testo cita­to si scri­ve: “Adria­no è un uomo del pri­mo Nove­cen­to. È posi­ti­vi­sta e tec­no­cra­ti­co, pri­ma socia­li­sta e poi pie­na­men­te immer­so nel fasci­smo razio­na­li­sta…”. Pas­san­do poi a par­la­re del perio­do dei pri­mi anni ‘40, l’autore scri­ve di “Allon­ta­na­men­to dal fasci­smo…” e di ricom­po­si­zio­ne del­la “pro­pria iden­ti­tà indi­vi­dua­le rimo­du­lan­do­la”. E anco­ra, “Adria­no è un ani­ma­le che sta cam­bian­do pelle”.
Giu­lia­na Gemel­li, sull’enciclopedia Trec­ca­ni, alla voce Adria­no Oli­vet­ti del Dizio­na­rio Bio­gra­fi­co degli Ita­lia­ni — Volu­me 79 (2013), scri­ve: “L’adesione al fasci­smo e alle idee di Mus­so­li­ni non ci fu mai e nem­me­no vi fu una col­la­bo­ra­zio­ne stret­ta con la buro­cra­zia sta­ta­le. Tut­ta­via, nel­la sua con­ti­nua ricer­ca del ‘social­men­te inno­va­ti­vo’, Oli­vet­ti arri­vò ad avvi­ci­nar­si ideo­lo­gi­ca­men­te al cor­po­ra­ti­vi­smo, nell’utopistica spe­ran­za di poter spo­sta­re a sini­stra il bari­cen­tro del fasci­smo. Alcu­ni bio­gra­fi, in par­ti­co­la­re Ochet­to, han­no rile­va­to la sua vici­nan­za a Giu­sep­pe Bot­tai, figu­ra peral­tro mol­to ori­gi­na­le e non sem­pre alli­nea­ta alle poli­ti­che del fasci­smo. I pun­ti di con­tat­to ebbe­ro a che vede­re con aspet­ti riguar­dan­ti l’urbanistica e i movi­men­ti razio­na­li­sti in archi­tet­tu­ra dai qua­li lo stes­so Mus­so­li­ni dopo un’iniziale entu­sia­sti­ca ade­sio­ne, pre­se le distan­ze optan­do per l’architettura ‘roma­na’, di pre­sti­gio uni­ver­sa­le, che segui­va i cano­ni del con­so­li­da­men­to dell’ideologia.” Per­fet­ta sin­te­si del­la vita e del pen­sie­ro poli­ti­co di Adria­no in quel perio­do storico.
Anche lo sto­ri­co Mar­co Maf­fio­let­ti trae le stes­se con­clu­sio­ni nel suo lavo­ro di ricer­ca sul­la bio­gra­fia intel­let­tua­le di Adria­no, per la tesi di dot­to­ra­to discus­sa alla fine del 2013 all’Università di Gre­no­ble, in col­la­bo­ra­zio­ne con l’Università di Tori­no. Maf­fio­let­ti, a sup­por­to del­la sua tesi, scri­ve, tra l’altro:
«Dopo che il 27 mag­gio 1933 il regi­me ave­va impo­sto per decre­to l’iscrizione al PNF a chi aves­se volu­to par­te­ci­pa­re ai con­cor­si pub­bli­ci e o iscri­ver­si ai sin­da­ca­ti fasci­sti – quin­di chiun­que aves­se volu­to lavo­ra­re per e con l’amministrazione sta­ta­le –, Adria­no Oli­vet­ti acqui­sì la tes­se­ra del PNF n. 530.378493. Ven­ti­cin­que anni più tar­di, in sede pri­va­ta avreb­be ama­ra­men­te com­men­ta­to que­sta scel­ta obbli­ga­ta: “Non è male che si sap­pia quel­lo che in Pie­mon­te san­no: che dopo esse­re sta­to un noto avver­sa­rio del fasci­smo, come altri ita­lia­ni, pre­si la tes­se­ra il 31 luglio 1933, cioè l’ultimo gior­no, quan­do ven­ne annun­cia­ta l’eliminazione dai sin­da­ca­ti di colo­ro che non era­no iscrit­ti al par­ti­to. È anche noto che come fasci­sta non fui mai trop­po in odo­re di san­ti­tà aven­do ado­pe­ra­to la tes­se­ra per difen­de­re la liber­tà di colo­ro che non l’avevano e la mia tes­se­ra non fu mai stru­men­to di oppres­sio­ne per nes­su­no, tan­to è vero che in que­sti ulti­mi quin­di­ci anni, a par­te la mia par­te­ci­pa­zio­ne nel­la lot­ta anti­te­de­sca, que­sta que­stio­ne non fu mai posta in discussione.”»
Per com­ple­ta­re l’informazione sul­la rea­le posi­zio­ne poli­ti­ca di Adria­no e del­la fami­glia Oli­vet­ti, va anco­ra cita­ta la let­te­ra scrit­ta a Mila­no, nell’ottobre del 1938, dall’Ispettore Gene­ra­le di Pub­bli­ca Sicu­rez­za, in cui si osser­va: “da seria fon­te con­fi­den­zia­le vie­ne rife­ri­to che i noti indu­stria­li Oli­vet­ti di Ivrea per­si­ste­reb­be­ro nel loro atteg­gia­men­to antifascista”.
Que­sto moni­to­rag­gio avve­ni­va nono­stan­te l’iscrizione di Adria­no al par­ti­to fasci­sta. Da quan­to si può capi­re, da tut­to il con­te­sto, un’iscrizione dovu­ta per tute­la­re la Fab­bri­ca (che Adria­no inten­de non solo come ente pro­dut­ti­vo, ma come il ten­ta­ti­vo di crea­re una “fab­bri­ca socia­le”). Per aver­ne con­fer­ma basta, infat­ti, leg­ge­re quan­to scrit­to in una nota dal capo del­la poli­zia Artu­ro Boc­chi­ni dopo un incon­tro con Adria­no Oli­vet­ti, anda­to a inter­ce­de­re per Ric­car­do Levi e Gino Levi che sono sta­ti arre­sta­ti per­ché sospet­ta­ti di appar­te­nen­za al movi­men­to di Giu­sti­zia e Liber­tà. Scri­ve Boc­chi­ni: “Seb­be­ne di recen­te iscrit­to al Par­ti­to, l’Adriano Oli­vet­ti non sem­bra abbia un’adeguata com­pren­sio­ne del movi­men­to fasci­sta e dimo­stri mol­ta atten­zio­ne al regi­me. Si ha piut­to­sto l’impressione che egli abbia chie­sto l’iscrizione per evi­den­ti ragio­ni di oppor­tu­ni­tà, aven­do un’azienda che neces­si­ta di esse­re tute­la­ta e soste­nu­ta dal gover­no”. C’è di più, Beni­to Mus­so­li­ni, nel luglio 1937, vie­ta la pre­sen­za di mem­bri del gover­no alla pre­sen­ta­zio­ne del Pia­no Rego­la­to­re del­la Val­le d’Aosta ela­bo­ra­to e diret­to da Adria­no Oli­vet­ti e, oltrag­gio­sa­men­te, non inclu­de la fab­bri­ca nel suo iti­ne­ra­rio di visi­ta ad Ivrea il 19 mag­gio 1939.
La pre­pa­ra­zio­ne ideo­lo­gi­ca e pra­ti­ca ai con­tat­ti con i Ser­vi­zi Segre­ti degli Alleati
Ripor­ta­ta la figu­ra di Adria­no in accor­do con la sto­ria, pas­sia­mo alla rispo­sta più per­ti­nen­te al Post di “Radio Radio”.
Nell’estate del 1942, Adria­no sen­te che è giun­to il tem­po di par­te­ci­pa­re atti­va­men­te per affret­ta­re la cadu­ta del regi­me, ma non vuo­le solo far cade­re il fasci­smo e ritor­na­re alla liber­tà, vuo­le che la nuo­va Ita­lia sia pro­fon­da­men­te rin­no­va­ta poli­ti­ca­men­te e social­men­te, per­ciò, pren­de con­tat­to con i vari grup­pi anti­fa­sci­sti. Scri­ve Adriano:
“Nell’estate del ’42 comin­cia­ro­no a cir­co­la­re in tut­ta Ita­lia […], i pro­gram­mi che i movi­men­ti poli­ti­ci clan­de­sti­ni pre­pa­ra­va­no per l’indomani. […].
Da quei mani­fe­sti, da quei pro­gram­mi il nostro Pae­se atten­de­va una rico­stru­zio­ne e una nuo­va resur­re­zio­ne. Ma essi non costi­tui­va­no nien­te di nuo­vo, con­te­ne­va­no anco­ra del­le vaghe affer­ma­zio­ni, del­le inten­zio­ni, un omag­gio, […], alle tra­di­zio­ni di demo­cra­zia, di liber­tà, di socia­li­smo alle qua­li anche noi tenia­mo e cre­dia­mo. Ma la stra­da, la stra­da per rea­liz­za­re socia­li­smo e demo­cra­zia e liber­tà rima­ne­va anco­ra oscu­ra e den­sa di pericoli.
Fu appun­to allo­ra, in quel­la fine tor­men­ta­ta del 1942, in quel tem­po in cui l’alterna vicen­da del­la Guer­ra, la sua durez­za, tra aumen­ta­ti sacri­fi­ci pre­pa­ra­va un perio­do anco­ra più tra­gi­co, quel­lo dell’occupazione tede­sca, in quel­la dura vigi­lia com­pre­si che occor­re­va far uno sfor­zo, biso­gna­va con­den­sa­re in un’u­ni­ca for­mu­la tut­te quel­le espe­rien­ze e cono­scen­ze poli­ti­che e non poli­ti­che che alter­na­ti­ve con­ti­nue fra il lavo­ro, la vita e lo stu­dio mi ave­va­no con­ces­so di esplorare”.
Adria­no si fa cari­co di sin­te­tiz­za­re gli ele­men­ti secon­do lui vali­di in un’u­ni­ca for­mu­la inno­va­ti­va. Il docu­men­to che nasce, tra l’autunno del 1942 e i pri­mi gior­ni di gen­na­io del 1943, è la “Rifor­ma poli­ti­ca, rifor­ma sociale”.
Scri­ve Adria­no in ante­pri­ma: “Rifor­ma poli­ti­ca e rifor­ma socia­le devo­no esse­re inte­se e diret­ta­men­te ed orga­ni­ca­men­te con­nes­se, in quan­to è attra­ver­so la pri­ma che ven­go­no posti gli stru­men­ti neces­sa­ri per l’attuazione del­la secon­da”. E nel­la pagi­na di aper­tu­ra: “Il movi­men­to per lo Sta­to Fede­ra­le del­le Comu­ni­tà si pro­po­ne di attua­re in Ita­lia un pro­fon­do rivol­gi­men­to, inte­so a sod­di­sfa­re le aspi­ra­zio­ni mate­ria­li e spi­ri­tua­li di ogni stra­to socia­le. Esso sin­te­tiz­za ed armo­niz­za, tra­du­cen­do­le con­cre­ta­men­te, le più impor­tan­ti esi­gen­ze dei grup­pi rivo­lu­zio­na­ri ita­lia­ni e trae le logi­che con­se­guen­ze dal fal­li­men­to dell’esperienza uni­ta­ria del­lo sta­to ita­lia­no. Il movi­men­to per lo Sta­to Fede­ra­le del­le Comu­ni­tà affer­ma le neces­si­tà di una rifor­ma poli­ti­ca, inte­sa a rin­no­va­re radi­cal­men­te le strut­tu­re del pae­se, ricer­can­do un nuo­vo vin­co­lo di coe­sio­ne, più dut­ti­le ed a un tem­po più inti­mo e tena­ce, di quel­lo costi­tui­to dall’autorità imper­so­na­le e cen­tra­liz­za­ta del­lo Stato”.
Il docu­men­to è un vero e pro­prio pro­get­to di inno­va­zio­ne poli­ti­ca, socia­le e ammi­ni­stra­ti­va, dove, come scri­ve Adria­no, ini­zia a deli­near­si il con­cet­to di comu­ni­tà qua­le ele­men­to “capa­ce di espri­me­re il comu­ne inte­res­se mate­ria­le e mora­le di uomi­ni che svol­go­no la loro atti­vi­tà in uno spa­zio geo­gra­fi­co deter­mi­na­to dal­la natu­ra, dal­la sto­ria o dai nuo­vi rap­por­ti sta­bi­li­ti dall’organizzazione eco­no­mi­ca moderna”.
Testo da cui nasce, nel mag­gio 1943, il “Memo­ran­dum sul­lo Sta­to Fede­ra­le del­le Comu­ni­tà in Ita­lia”. Qui, Adria­no com­ple­ta il discor­so fede­ra­li­sta: “Lo sta­to pren­de­rà il nome di Sta­to Fede­ra­le del­le Comu­ni­tà d’Italia […] Il nome di Fede­ra­le è sta­to pre­scel­to per­ché ad esso cor­ri­spon­de­rà un dupli­ce siste­ma di decen­tra­men­to fon­da­to sul­la Regio­ne e sul­la Comu­ni­tà. […] Lo Sta­to Fede­ra­le […] potrà ade­ri­re a una pos­si­bi­le Unio­ne degli Sta­ti Fede­ra­li del­le Comu­ni­tà d’Europa…”.
Docu­men­ti, que­sti, mai pub­bli­ca­ti, i cui ori­gi­na­li, bat­tu­ti a mac­chi­na, con­ser­va­ti con cura pres­so l’Archivio Sto­ri­co Oli­vet­ti, lascia­no tra­spa­ri­re la pas­sio­ne uma­na, civi­ca e poli­ti­ca di Adria­no. Da qui, ini­zia quel­la siste­ma­ti­ca rifles­sio­ne che por­te­rà più tar­di all’”Ordine poli­ti­co del­le Comu­ni­tà”, pub­bli­ca­to nel 1945 dal­le Nuo­ve Edi­zio­ni Ivrea e stam­pa­to in Svizzera.
L’impegno di Adria­no per fini­re la guer­ra è a tut­to cam­po. Qui diven­ta impor­tan­te l’intervista che Gior­gio Fuà rila­scia a Giu­lio Sapel­li. Nel 1941, Fuà è un gio­va­ne neo­lau­rea­to del­la Nor­ma­le di Pisa quan­do Adria­no lo reclu­ta come redat­to­re del­la casa edi­tri­ce Nuo­ve Edi­zio­ni Ivrea (NEI), nata per pub­bli­ca­re auto­ri osta­co­la­ti dal regi­me o non pub­bli­ca­ti dal­le case edi­tri­ci del tem­po. Pochi mesi dopo, Fuà dice: “Mi sono accor­to che ad Adria­no inte­res­sa­va di più un’altra cosa […] lui vole­va la pace sepa­ra­ta […] per far fini­re la guer­ra giun­gen­do a un armi­sti­zio con gli ingle­si e con gli ame­ri­ca­ni pro­vo­can­do la fine del fasci­smo. Io mi auto­de­fi­ni­vo il galop­pi­no del­la rivo­lu­zio­ne, il galop­pi­no del col­po di sta­to, per­ché per esem­pio, mi ha spe­di­to a per­sua­de­re Cro­ce. Ho cono­sciu­to Einau­di, che era un altro che ci sta­va e mi ha dato una mano. Que­sto ten­ta­ti­vo pren­de for­ma nel 1942. I miei viag­gi era­no parec­chi ed era­no anche mate­rial­men­te dif­fi­ci­li, per­ché già i tre­ni fun­zio­na­va­no male”.
Anche Bru­no Caiz­zi, il pri­mo bio­gra­fo di Adria­no, scri­ve che lo osses­sio­na il pen­sie­ro di pre­pa­ra­re una tem­pe­sti­va azio­ne che pos­sa evi­ta­re al Pae­se mali peg­gio­ri. A tal fine, già nei pri­mi mesi del 1942, Adria­no si reca a Pie­tra Ligu­re dal mare­scial­lo Pie­tro Cavi­glia, uomo di gran­de popo­la­ri­tà, mes­so ai mar­gi­ni dal fasci­smo, e, su sua indi­ca­zio­ne, si reca anche dal mare­scial­lo Pie­tro Bado­glio, a Graz­za­no, in pro­vin­cia di Asti. Anno­ta il Caiz­zi “cono­scen­do il carat­te­re del vec­chio gene­ra­le pie­mon­te­se, è da cre­de­re che Bado­glio ascol­tas­se sen­za fare segni di dinie­go ma anche sen­za nul­la promettere”.
Entra in con­tat­to anche con Maria José Prin­ci­pes­sa del Pie­mon­te e moglie di Umber­to II, che nel 1941 era sta­ta in visi­ta a Ivrea all’asilo nido Oli­vet­ti. Nell’estate suc­ces­si­va, Adria­no ha un incon­tro con lei al Castel­lo di Sar­re, in Val­le d’Aosta, per via dei suoi con­tat­ti con anti­fa­sci­sti e con ambien­ti mili­ta­ri e vaticani.
I con­tat­ti con i Ser­vi­zi Segre­ti Alleati
L’attività di Adria­no si fa fre­ne­ti­ca a par­ti­re da gen­na­io-feb­bra­io 1943 nell’intensificare i con­tat­ti già avvia­ti per pre­pa­ra­re pro­get­ti d’azione, sia per sgan­cia­re l’Italia dal con­flit­to, sia per abboz­za­re la fisio­no­mia di una nuo­va socie­tà da costrui­re nel dopoguerra.
Negli stes­si mesi, la sua atti­vi­tà si fa più strin­gen­te anche all’estero, nel­la neu­tra­le Sviz­ze­ra, data la pos­si­bi­li­tà di espa­tria­re, con tan­to di visto rila­scia­to­gli dal­le Auto­ri­tà elve­ti­che per cura­re i suoi affa­ri. A Ber­na, ope­ra­no i ser­vi­zi segre­ti ame­ri­ca­ni con l’OSS (Offi­ce of Stra­te­gic Ser­vi­ces), l’antesignano del­la CIA, e il bri­tan­ni­co SOE (Spe­cial Ope­ra­tions Executive).
Sul­la data del­la pri­ma visi­ta di Adria­no in Sviz­ze­ra, ai fini di svol­ge­re que­sta atti­vi­tà cospi­ra­ti­va, non tut­ti gli auto­ri con­cor­da­no o ne dan­no una; quel­la del mag­gio 1942, appa­re trop­po anti­ci­pa­ta e potreb­be esse­re un refu­so di stam­pa, infat­ti, è in con­trad­di­zio­ne con le atti­vi­tà svol­te, che ini­zia­no, come abbia­mo visto, nell’estate del 1942 con i pri­mi con­tat­ti di Adria­no con i grup­pi anti­fa­sci­sti. La data più accre­di­ta­ta è tra la fine di gen­na­io e i pri­mi di feb­bra­io del 1943 e fa rife­ri­men­to a una rico­stru­zio­ne di tut­ti i con­tat­ti avu­ti da Adria­no con l’OSS, fat­ta dal­lo sto­ri­co Davi­de Caded­du sul­la base degli archi­vi CIA declas­si­fi­ca­ti e pub­bli­ca­ti nel 1992.
Rias­su­mia­mo bre­ve­men­te gli incon­tri avu­ti da Adria­no con i ser­vi­zi segre­ti ame­ri­ca­no e ingle­se. Quel­lo che qui inte­res­sa, infat­ti, non sono tan­to i par­ti­co­la­ri del­la sto­ria di que­sti incon­tri (per altro rac­con­ta­ti in manie­ra esem­pla­re e in det­ta­glio da Davi­de Caded­du nel­le sue pub­bli­ca­zio­ni e in for­ma più scor­re­vo­le da Vale­rio Ochet­to e più rias­sun­ti­va da Emi­lio Ren­zi e Bru­no Caiz­zi ) ma, piut­to­sto, dare la rispo­sta al Post di “Radio Radio”, in meri­to al tipo di acco­glien­za che le ini­zia­ti­ve di Adria­no han­no avu­to pres­so gli Alleati.
Ai pri­mi di feb­bra­io ’43, Adria­no incon­tra in Sviz­ze­ra un infor­ma­to­re dell’OSS, Fra­nçois Bon­dy, a cui con­se­gna lo scrit­to “Rifor­ma poli­ti­ca, rifor­ma socia­le”. L’informatore rima­ne favo­re­vol­men­te impres­sio­na­to e scri­ve nel suo rap­por­to che si trat­ta di “a man to be taken serio­su­ly, and of some impor­tan­ce”, sol­le­ci­tan­do l’OSS ad appro­fon­di­re il con­tat­to. Adria­no si pre­sen­ta con le cre­den­zia­li di quat­tro grup­pi anti­fa­sci­sti, “inclu­ding the group d’Azione and the comu­nists”. Così, il 4 feb­bra­io, incon­tra un secon­do infor­ma­to­re al qua­le pre­sen­ta un testo mano­scrit­to, che, ribat­tu­to a mac­chi­na dall’informatore stes­so, vie­ne clas­si­fi­ca­to come “Plan A” negli archi­vi CIA . Il testo e il rap­por­to dell’informatore (“Memo­ran­dum” ) van­no que­sta vol­ta diret­ta­men­te nel­le mani del capo dell’OSS, Allen Dulles.
In estre­ma sin­te­si, il “Plan A” si con­fi­gu­ra come un vero e pro­prio pia­no mili­ta­re-poli­ti­co e pre­ve­de che l’Italia dichia­ri l’armistizio, che il re abdi­chi a favo­re del­la prin­ci­pes­sa Maria José e che, con­te­stual­men­te, il gover­no pro­cla­mi la neu­tra­li­tà e fac­cia rien­tra­re le divi­sio­ni dislo­ca­te nei Bal­ca­ni e le rischie­ri al Bren­ne­ro. Di fon­da­men­ta­le impor­tan­za, nel pia­no di Adria­no, è “il rin­no­va­men­to radi­ca­le del­la strut­tu­ra poli­ti­ca ita­lia­na” attra­ver­so la costi­tu­zio­ne di una strut­tu­ra sta­ta­le fede­ra­le e comu­ni­ta­ria, come deli­nea­ta nel testo “Rifor­ma poli­ti­ca, rifor­ma sociale”.
Le pro­po­ste di Adria­no sono frut­to dei con­tat­ti, già cita­ti, avu­ti con i par­ti­ti anti­fa­sci­sti clan­de­sti­ni, con gli intel­let­tua­li anti­fa­sci­sti, con Maria Jose e con alti espo­nen­ti mili­ta­ri. Il fede­ra­li­smo di Adria­no, in par­ti­co­la­re, è frut­to del dibat­ti­to tra gli intel­let­tua­li ita­lia­ni. Egli, infat­ti, è uno dei pri­mi ad ade­ri­re al Mani­fe­sto di Ven­to­te­ne, dif­fu­so tra gli anti­fa­sci­sti a par­ti­re dall’estate del 1941. L’originalità di Adria­no sta nel con­cet­to di Comu­ni­tà e nel focus sul fede­ra­li­smo italiano.
Dopo l’incontro di feb­bra­io, i suoi rap­por­ti con l’OSS pro­ba­bil­men­te si inter­rom­po­no, anche per­ché il visto di Adria­no per la Sviz­ze­ra è sca­du­to, ma in Ita­lia egli con­ti­nua a tes­se­re rela­zio­ni con impor­tan­ti per­so­na­li­tà dell’antifascismo e con i capi dei vari par­ti­ti anti­fa­sci­sti, con i qua­li con­di­vi­de i suoi scrit­ti, pri­ma la “Rifor­ma poli­ti­ca, rifor­ma socia­le” e poi il “Memo­ran­dum sul­lo Sta­to Fede­ra­le del­le Comu­ni­tà”. Incon­tra alcu­ni capi mili­ta­ri: i gene­ra­li Raf­fae­le Cador­na, Enri­co Cavi­glia e Pie­tro Bado­glio. Ottie­ne un’udienza dal pon­te­fi­ce e lune­dì 7 giu­gno (qui le date sono impor­tan­ti) ha un ulte­rio­re incon­tro con la Prin­ci­pes­sa di Pie­mon­te Maria José.
In que­sto perio­do, in Sviz­ze­ra per l’acquisizione di dirit­ti d’autore, svol­ge un suo ruo­lo Lucia­no Foà, segre­ta­rio gene­ra­le del­la casa edi­tri­ce NEI, che, tra apri­le e mag­gio, incon­tra anche lui Fra­nçois Bon­dy (for­se non casual­men­te), che lo intro­du­ce all’Ambasciata ame­ri­ca­na di Ber­na e lo fa incon­tra­re con Dul­les, il qua­le dichia­ra il suo inte­res­se ad ave­re un inter­me­dia­rio tra la Sviz­ze­ra e l’Italia. Adria­no, a que­sto pun­to, tor­na in Sviz­ze­ra, con la tra­du­zio­ne in ingle­se del “Memo­ran­dum sul­lo Sta­to Fede­ra­le del­le Comu­ni­tà” in Ita­lia e un alle­ga­to “A com­ple­ta­men­to”, in cui vie­ne affron­ta­to il pro­ble­ma del­la monar­chia con l’abdicazione del Re alla Reg­gen­te, la Prin­ci­pes­sa di Pie­mon­te Maria José. Scrit­to con ogni pro­ba­bi­li­tà in pre­vi­sio­ne dell’incontro del 7 giugno.
Oltre a quei docu­men­ti e al pia­no mili­ta­re-poli­ti­co, Adria­no por­ta con sé mol­tis­si­me infor­ma­zio­ni, tra cui quel­le sul­la situa­zio­ne dei par­ti­ti anti­fa­sci­sti e sul­le pos­si­bi­li­tà insur­re­zio­na­li, sugli effet­ti dei bom­bar­da­men­ti e la rela­ti­va ridu­zio­ne del­la pro­du­zio­ne indu­stria­le, ma anche l’opinione che i bom­bar­da­men­ti non fos­se­ro più neces­sa­ri da un pun­to di vista mili­ta­re. Con tut­ti que­sti docu­men­ti e infor­ma­zio­ni, all’inizio del­la ter­za set­ti­ma­na di giu­gno, Adria­no var­ca il con­fi­ne Sviz­ze­ro e pren­de con­tat­to con un agen­te OSS, allo sco­po di far­li per­ve­ni­re a Dul­les. Mar­te­dì 15 giu­gno 1943, dopo un col­lo­quio con Dul­les a Ber­na, vie­ne regi­stra­to come agen­te 660 essen­do “highly recom­men­ded by relia­ble sources”.
Dul­les met­te in con­tat­to Adria­no anche con il pro­prio omo­lo­go ingle­se Mac Caf­fe­ry rap­pre­sen­tan­te del SOE (Spe­cial Ope­ra­tion Executive).
Sia Dul­les che Mac Caf­fe­ry riman­go­no impres­sio­na­ti da Adria­no “not only with his kno­w­led­ge of con­di­tions but also with his sin­ce­ri­ty”, per­ciò riten­go­no che si sareb­be potu­to dimo­stra­re uti­le nel crea­re un’azione anti­fa­sci­sta, al di là del giu­di­zio sull’efficacia del pia­no da lui esposto.
Pro­prio in quell’occasione Mac Caf­fe­ry, al fine di pro­se­gui­re i con­tat­ti, gli indi­ca in un “cer­to signor Ros­si”, resi­den­te a Mila­no, il col­le­ga­men­to del SOE in Ita­lia. In real­tà, il “sig. Ros­si” è un agen­te del SIM (Ser­vi­zio Infor­ma­zio­ni Mili­ta­re del­le for­ze arma­te del Regno d’Italia).
Il 15 luglio, Adria­no è a Roma per rian­no­da­re alcu­ni suoi fili cospirativi.
Il 25 luglio, Mus­so­li­ni vie­ne arre­sta­to e cade il fascismo.
La sera del 28, Adria­no si ritro­va con Lucia­no Foà, Gior­gio Fuà, il fido auti­sta Anto­nio Gaia­ni, la segre­ta­ria Wan­da Soa­vi e altri per festeg­gia­re la fine del fasci­smo. Tut­ta­via, Adria­no è scon­ten­to del­la pie­ga che stan­no pren­den­do i fat­ti poli­ti­ci e sti­la in fret­ta un mes­sag­gio che affi­da a Gaia­ni, che deve con­se­gnar­lo al “signor Ros­si” per infor­ma­re gli Allea­ti sul­le ten­den­ze del gover­no Bado­glio e sul­la sua stes­sa figu­ra. Gaia­ni vie­ne arre­sta­to. Due gior­ni dopo ven­go­no arre­sta­ti Adria­no e Wan­da Soa­vi. Ven­go­no tut­ti rin­chiu­si a Regi­na Coe­li con l’accusa di “com­pro­va­ta intel­li­gen­za con il nemi­co”. Allen Dul­les comu­ni­ca alla sede dell’OSS negli Sta­ti Uni­ti che l’informatore 660 è sta­to fat­to arre­sta­re da Badoglio.
Nel frat­tem­po, l’8 set­tem­bre, vie­ne annun­cia­to, da par­te di Pie­tro Bado­glio, l’armistizio con gli Allea­ti, sigla­to segre­ta­men­te a Cas­si­bi­le, pres­so Sira­cu­sa, il 3 set­tem­bre. Armi­sti­zio cita­to, fuo­ri con­te­sto sto­ri­co, all’inizio del Post di “Radio Radio”.
A segui­to di tut­ta una serie di inter­ven­ti, in par­ti­co­la­re sull’Arma dei Cara­bi­nie­ri, pochi gior­ni pri­ma che il car­ce­re ven­ga con­se­gna­to ai Tede­schi, Adria­no, la Soa­vi e il Gaia­ni sono liberati.
Adria­no aspet­ta qual­che tem­po a Roma, spe­ran­do che gli Allea­ti arri­vi­no nel­la capi­ta­le, poi si spo­sta al Nord e l’8 feb­bra­io 1944, essen­do ormai dive­nu­to trop­po rischio­so rima­ne­re in Ita­lia, var­ca il con­fi­ne con la Sviz­ze­ra insie­me alla segre­ta­ria Wan­da Soavi.
Duran­te il for­za­to esi­lio, Adria­no lavo­ra all’”Ordine poli­ti­co del­le Comu­ni­tà”, par­ten­do dal “Memo­ran­dum sul­lo Sta­to Fede­ra­le del­le Comu­ni­tà in Ita­lia”, il testo che sarà alla base del Movi­men­to Comu­ni­tà, da lui fon­da­to nel giu­gno 1947.
Epi­lo­go
Dopo aver rista­bi­li­to la cor­ret­ta cro­no­lo­gia sto­ri­ca, accer­ta­ti i fat­ti e cita­te le per­so­ne effet­ti­va­men­te coin­vol­te, fran­ca­men­te, risul­ta anco­ra più dif­fi­ci­le capi­re lo svol­ger­si dei fat­ti così come rac­con­ta­ti nel Post di Radio Radio e il tito­lo stes­so, “Gli Sta­ti Uni­ti uti­liz­za­ro­no Oli­vet­ti come pedi­na: era diven­ta­to trop­po sco­mo­do”, nar­ra­zio­ne del tut­to fan­ta­sio­sa e sto­ri­ca­men­te impro­po­ni­bi­le. A met­te­re fuo­ri gio­co Adria­no è sta­to Bado­glio e Adria­no Oli­vet­ti non ha mai agi­to da pedi­na, ma, come si è visto, è sem­pre sta­to un pro­ta­go­ni­sta sti­ma­to e apprez­za­to dai Ser­vi­zi Alleati.